Il milanese prossimo venturo

futur-urribile-Dario Rivarossa

 

Chiudono, smantellano, riaprono, richiudono, rismantellano. E riaprono: quelli che ti tolgono i peli per sempre, quelli che ti fanno le unghie, quelli che fanno il sushi, perlopiù “falso” perché fatto in realtà da cinesi. Una quantità impressionante, anche a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Per dovere di cronaca, l’ultimo trapanamento di muri ha portato al curioso nome di This is not a sushi bar. Forse per prendere le distanze. Non troveremo più un falegname, un fruttivendolo, un qualcuno dove comprare una giacchetta. Gli spostamenti mattutini non portano consiglio ma osservazioni, talvolta pensieri lugubri. Come questo milanese prossimo venturo: glabro, con unghie affilate e ingozzato di sushi. Una specie di alieno da Area 51. Chiedo a Dario se può dare forma a questa mia inquietudine. Non è la prima volta che lo fa, di assecondarmi, persino la capretta di Heidi, bontà sua. E gli riesce sempre tutto così bene.

Riders of the bridge

Bici

Ponti e weekend, la cosa migliore da fare a Milano e andarsene da Milano. Quando non è possibile, o metti il broncio e ti rivolti mestamente nei tuoi desideri irrealizzabili

Statue

o ti imbarchi in tecniche di autoconvincimento tipo, prendo la bicicletta e vado a rigenerarmi in un parco. Sbagliato. Perché centinaia di persone che non hanno potuto schiodare come te hanno messo in atto le stesse tecniche. Tanto che un giorno vedremo gli alberi alzare le radici e andarsene a rigenerarsi altrove. Allora dici, prendo la bici e vado a caccia di angoli segreti, ché per queste cose non c’è mezzo migliore della due ruote. Per fortuna gli angoli segreti se ne stanno nelle vie perse, perché ti illudi che tutti la pensino come te circa le due ruote festive, macché, toglili la macchina da sotto i piedi ai beoti, che poi magari sono gli stessi che pagano per andare in palestra a tenersi in forma. A questo proposito, apro una parentesi per immortalare questa fantastica risposta. Considerando che tanti cinema del centro hanno chiuso anche perché i beoti si lagnano di non poter parcheggiare la macchina, plaudo a chi usa il web a scopi sociali.

Risposta

Quindi il primo ostacolo è raggiungere la via persa, il secondo è quanto ti senti inetto quando riesumi la bici per la prima volta dopo l’inverno. Allora va bene la via persa, però quella che si conosce già. La bici, ah, la bici è invece alluminio lucente, la bici è davvero saltare il fosso, la bici è sempre “The Spirit of Saint Louis”,”Barone Rosso”… ehm… era l’aereo, ok, ho abusato, ma giusto per dire che con la bici ti puoi fermare anche a fare una foto dove sei sempre passato via come un lampo.

Come le casine delle scuderie di San Siro

Scuderia San Siro

Come la pista di allenamento dei cavalli, che alla mattina corrono pieni di vigore, belli come si addice ai potenti destrieri, mentre io ho ancora la faccia di uno scendiletto.

Pista

Io e il mio piccolo destriero giallo sembriamo non aver risentito troppo dell’inattività invernale, così è arrivato il momento delle vie sconosciute. C’è sempre stupore quando a Milano scopri queste cose ancora vecchie, colorate come una casa di Portofino, che resistono con grazia alla fuffa intorno.

Trattoria Lampugnano

Cucina milanese, risotto, cotoletta, cassoeula… magari questa la rimandiamo ai tempi freddi.

Però un po’ il cuore ti batte quando scopri cose di alto valore storico.

Targa Petrarca

Ti cade anche un po’ la mandibola, ma cosa ci faceva qui Petrarca? mi chiedo con aria ebete.

Petrarca, su pressante invito di Giovanni Visconti, Signore ed Arcivescovo di Milano, lascia l’amata Provenza per giungere nella città di Ambrogio nel 1351.
Ed anche qui, nella caotica (anche ai tempi!) metropoli, cerca da subito un nuovo “Locus Amoenus”, con paesaggi agresti e tranquilli simili a quelli lasciati a Valchiusa e che gli possano permettere il ricongiungimento spirituale con l’amata Laura.

Dal sito di Cascina Linterno http://www.cascinalinterno.com/

Cascina Linterno 1Cascina Linterno 2

Se fossi il sindaco gli darei l’Ambrogino d’oro, se avessi i soldi gli farei da mecenate, se fossi l’assessore delle infrastrutture, edilizia e che altro li assumerei a tempo indeterminato.
Sconosciuti “bro”, siete rimasti gli ultimi a portare bellezza, persino su una cabina dell’elettricità.

Cane Cabina

Storielle dal mondo animale

1/Non ci sono più i truffatori di una volta

Attenzione! Abbiamo notato dell’attività insolita nella sua carta di credito
Il suo accesso al portale cane titolari e stato temporaneamente bloccato per la sua tutela.
Si prega di confermare la propria identità attraverso il nostro collegamento sicuro

Billy, piantala di usare la mia carta di credito per comprarti tutta la serie del Commissario Rex.

2/T’acchiappo quanto è vero che mi chiamo Billy

Cane-Piccione

Tu metti un cane da caccia a Milano. Pensi che diventerà un cane come tutti gli altri, tanto mica ci sono fagiani o lepri a Milano. Eh, ma l’istinto è cosa seria. Non ci saranno fagiani ma sempre frullare di ali si tratta. La posta, il fremito, l’acquattarsi, c’era proprio tutto l’armamentario del buon cacciatore. Mi celo e attacco, non ora, azzardo e mi ritraggo, fuori e dentro dalla porta del ristorante. Ristorante… ah non lo so se nel menu c’è il risotto coi piccioni.

3/Richiamo ai più distratti

Cancello

Che i ciclisti di Milano siano diventati degli arroganti non ci piove. Il loro animo pieno di nobili sentimenti ecologici e salutistici si è infranto in una nevrotica rivendicazione di ogni pezzetto di superficie percorribile. Ma quale sia il problema se uno lega la bici a un cancello, non lo capirò mai. Sorgere di targhe targhette targone condominiali: non si può, non si deve. Che succede, ti rovino la vernice? Ti mangio un millesimo della tua proprietà privata? Ma questo richiamo che quello lì è un cancello fa veramente ridere. O anche piangere. Dipende come ti gira quella giornata lì.

“Io non voglio rubare”

Il biglietto è timbrato, ho sentito il bip-bip di senso positivo, altrimenti fa buup, ma lei non se ne accorge perché l’inchiostro è così poco che il documento di viaggio bisogna appiccicarselo al naso per vedere l’obliterazione. E così lo rinfila, e quello si lamenta.
Io questa signora la adoro perché nonostante i tanti anni, i tanti acciacchi e la stampella sorride sempre, come nemmeno tutti “noi” messi insieme riusciamo a fare, con le nostre 50 sfumature di ira / noia / indifferenza stampate in faccia dalla mattina alla sera. Per non parlare dei prego e dei grazie elargiti senza remore.
Mi ricordo ancora le risate che ci siamo fatti la volta che ha redarguito suo marito perché mi ha parlato in milanese.
– Non c’è problema, lo capisco.
– Ah, meno male. Lui ha ’sto vizio di parlare a tutti in milanese ma ce ne sono tanti che non lo capiscono.
– E se uno non capisce il milanese a Milano, son fatti suoi, risposi. E questo mi valse l’Oscar dell’approvazione.
Così glielo dico che ha già timbrato e le spiego pure dell’inchiostro fantasma e della luce verde che vuol dire che l’operazione è andata a buon fine.
– Davvero? E chissà quanti ne ho buttati via allora di biglietti. Devo fare solo una fermata ma io non voglio rubare.
Sto per aprir bocca e dirle che se si fa una fermata a scrocco si riprende solo un miliardesimo di quello gli altri hanno tolto a lei ma nemmeno arrivo ad aprirla di tanto così, colta da un senso di stima quasi reverenziale.
Se ne stampella giù a fatica alla fermata in una nuvola di grazie.
Io non voglio rubare. I pensieri si accendono intorno a questa frase. Inutile riportarli.