Ciao amico di mail

Caro Fabrizio,

ho sperato fino a questo momento che tu avessi seguito qualcosa che avevi dentro, un sogno o magari il desiderio di lasciare tutto e andartene chissà dove. Ho sperato che un giorno mi avresti scritto, da qualche parte, magari dai bordi di un campo di tennis o da un’isola dove l’unica cosa che ti eri portato era il computer per scrivere e un libro di John Fante. Ho solo sperato, in realtà senza mai crederci troppo. Perché, anche se a volte succede, non eri il tipo di persona da non rispondere più, così, senza un motivo. Ma non era neanche questo a preoccuparmi, era soprattutto non vedere più il tuo blog andare avanti, anche se avevi promesso “Qualcosa tutti i santi giorni”.

E così lo sentivo che il tuo silenzio veniva da qualcosa che non riuscivi a dire e che ti aveva tolto anche la capacità di scrivere ma non potevo immaginare che in questi giorni in cui io sentivo l’ansia del vuoto di parole tu stavi cercando di restare in questo mondo.

L’ultima volta che mi hai scritto mi hai detto di un libro che non riuscivi a scrivere.

Fabrizio, non mi è mai venuto in mente che nell’altro mondo ci siano libri da scrivere. Forse campi da tennis e birre da bere, forse qualcuno da guardare col tuo bellissimo sarcasmo. O forse un altro Kiss. Ma ora penso che potrebbero esserci anche libri da scrivere.

Non c’è consolazione per le persone che restano ma so ciò che si prova quando gli altri dicono cose belle di colui che hai perso. Fabrizio era una bella persona perché la simpatia, la capacità di far ridere appartiene solo alle persone belle. Fabrizio mi disse delle cose belle in un momento per me difficile perché aveva un’altra capacità non comune: non usava mai parole di circostanza. Ed era un bravo scrittore.

Aveva un vezzo, chiudeva le mail con baci+ qualcosa di cui avevamo parlato. Baci nebbia o Baci scrittura o Baci divano. L’avevo adottato anch’io perché lo trovavo molto divertente, anche se non ero mai alla sua altezza e di solito usavo Saluti+, tanto per non scopiazzarlo troppo. A volte ci davamo giù pesante a criticare le persone o la vita. Ci divertivamo a fare a pezzi sapendo, pur conoscendoci poco, che nessuno di noi avrebbe mai fatto a pezzi neanche una mosca.

BaciGrazie, Fabrizio Bolivar Garrini, mi mancherai.

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