I bambini esistono ancora

Non è un post volto a confutare i dati Istat sulla natalità ma il racconto dell’avvistamento di una meravigliosa creatura in via d’estinzione. Un piccolo d’uomo privo di espressioni quali l’arroganza, l’acidità, l’affettazione. Insomma, un bambino.
A una certa età hai già accumulato una considerevole quantità di cose e persone e pare arrivare sempre un momento in cui l’una o l’altra ti si rivoltano contro, se non tutte insieme. Ero reduce da un pomeriggio di chiacchierate tra amiche e purtroppo la legge della rivolta sembra sempre vigere. Così, scendo dall’autobus del ritorno pensosa, le lacrime altrui a volte fanno male come le nostre, semisoffocata dalla mascherina e con il ricordo di una toccata al braccio dell’amica con il dorso della mano, un patetico tentativo di conforto in questi tempi di distanza sociale. Sento chiamare “signora” più volte, ma il buio oltre la siepe del condominio mi impedisce di vedere se l’appello è per me, finché il signora non mi arriva più vicino e dietro il cancello si materializza un bimbetto di 7 o 8 anni. Mi fermo e mi prende una simpatia immediata per questo visetto bambino, abbellito da un paio di occhialetti azzurri. Ha dei foglietti in mano e mi chiede se voglio comprare una casa. Gli dico che mi piacerebbe ma che purtroppo non ho i soldi. Ma ne ho altre, a un euro, e mi porge il foglietto. Penso che forse vuole un euro in cambio del foglietto, poco male, sono a favore dell’imprenditoria giovanile. Ma non vuole soldini, vuole parlarmi di case, che se domani sera torno me ne dà un altro. Domanda di rito di un adulto sano di mente in questi tempi insani: dove sono i tuoi genitori? Là, mi segna un non meglio precisato punto dietro le sue spalle. I discorsi immobiliari continuano e io provo una dolcezza sempre maggiore per questo bimbetto così bimbetto, perso nel suo mondo bimbetto, con il suo sorriso e quella faccina che mi verrebbe voglia di accarezzare. Come ti chiami? Michael. Che bel nome, gli dico, in realtà penso a cosa gli prende ai genitori quando decidono per un nome straniero senza pensare che una volta adulto il loro figliolo con nome straniero in accoppiata a cognome italiano sembrerà uno della lista criminalità organizzata dell’Fbi. Lo saluto con un gran sorriso che mi porto dietro per un po’, pensando che con quegli occhialetti azzurri e gli occhi intelligenti sarà un matematico, o un grande immobiliarista ovviamente. Avrei voluto dirgli grazie per aver dissipato il mio malumore, ma lui non avrebbe capito, ed è giusto che non capisca. Forse è questo quello che non capiscono i genitori quando orgogliosamente sostengono che il loro bambino fa discorsi da adulti e che loro alla loro età erano molto più stupidi. No, voi alla loro età eravate bambini, è adesso che siete stupidi. Lasciate che siano bambini finché sapranno loro di non esserlo più, altrimenti gli portate via una bella fetta di vita.

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