La nebbia. Senza gli irti colli

Nessuna consolazione in questi giorni per il padano miope. Se ne vaga così, con la sua mascherina d’ordinanza e gli occhiali senza speranza alcuna che possano servire a ciò per cui sono stati fatti. Uscir di casa è solo un perduto immergersi in un mondo fatto di ombre e di impressioni da quadro impressionista. Nebbia meteorologica si sussegue alla nebbia degli occhiali appannati che toglie alla disperata ricerca di una visione più chiara, inciampando nella sua miopia, convinto da un inutile ottimismo che nel frattempo il prezioso materiale pagato un occhio, appunto, si sia adattato al contrasto. Ma la nebbia è fatta di umidità assoluta e l’unica soluzione sarebbe respirare ghiacciato, come in un orribile bacio della morte. Si ricomincia… togli-metti-metti-togli-asciuga gli occhiali. Pur nella vaghezza delle forme, vede meglio senza, forte di aver già mappato le insidie peggiori: la chiazza di foglie scivolose di umido bagnaticcio, i pali della luce, il marciapiede sberciato. Il padano miope con mascherina non teme le cose inanimate: ha imparato a riconoscerle nei lunghi mesi di lockdown quando i dintorni sono stati la sua unica visione del mondo. Le cose inanimate non si spostano e il marciapiede sberciato resterà così negli anni a venire. Il padano miope con mascherina non teme nemmeno gli animali. Non ci sono né topi né leoni, solo piccioni e cani. Il piccione cittadino ti si infila tra i piedi se si è incaponito sull’unica microscopica briciola di merendina kinder, ma non è un grosso problema; i cani normali si vedono anche senza occhiali, il problema sono i simpatici cani-topo, tipo i pinscher, e i padroni dei cani con guinzaglio allungabile di otto metri che non hanno ancora capito che gli otto metri non li devono allungare attraverso il marciapiede o quando escono dal cancello con otto metri di distanza tra loro e il cane e nel mezzo la corda d’inciampo. Il cruccio del padano miope con mascherina sono le cose animate, due categorie per eccellenza: un altro padano miope con mascherina che ha deciso che vede meglio senza occhiali e le automobili, soprattutto se guidate da un padano miope con mascherina o un marittimo di recente importazione tutto preso dal comprendere cos’è quella roba che offusca il sole.
L’acme del patetico si raggiunge al mercato all’aperto, con il compratore padano miope con mascherina che ha individuato le arance dal loro acceso colore arancio, ha capito che sono arance e non cachi, e carico di autostima segnala la cosa al venditore, ma il venditore è anch’egli un padano miope con mascherina (il compratore non l’aveva visto), quindi nella sua personale nebbia deve capire cosa l’altro sta segnando, deve prenderle dalla cassetta, individuare a tentoni la bilancia e appiccicarci il naso contro. I due tristi padani si scambiano parole di comprensione, senza dimenticare però di prestare attenzione al colore dei soldi.

Il padano miope con mascherina è un’anima priva di consolazione. Si chiede come mai proprio quest’anno non vale il detto “non c’è più la nebbia di una volta”, non ha gli irti colli e nel suo navigare a vista non può nemmeno dire e il naufrag m’è dolce in questo mare.

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