Pragmatismo e resilienza

Prima solo gli inglesi erano pragmatici (decidere che è meglio prendere un taxi anziché schiantarti contro un muro quando caracolli fuori dal pub pieno come una zucca e non sono neanche le 10 di sera richiede una certa dose di pragmatismo). Prima la resilienza era confinata a questione tecnica riguardante la proprietà di un materiale (quanto puoi prendere a mazzate una vite ostinata prima di spanarla del tutto), poi in un certo momento è passata al campo della psicologia (quanto puoi resistere alle mazzate della vita prima di svalvolare del tutto), poi all’agricoltura (c’è poco da ridere, devi imparare a ricavare qualcosa da mangiare anche se sei nato in una terra che non vuole darti niente). Poi si sa come vanno queste cose, inizia uno, la parola piace e allora la metti spessatamente e ovunquemente.

Trentamila tifosi che si assembrano senza mascherine e si sputacchiano addosso, una signora che a mo’ di carbonaro si rinchiude segretamente in un ristorante oltre l’orario consentito, arrivano i carabinieri e lei protesta che quello è un suo diritto costituzionale (i padri della Costituzione hanno già deciso che la prossima volta le infinite discussioni sui diritti umani le faranno al bar), orde di ragazzini che di notte si pigliano a sediate così, tanto per fare qualcosa, sembrano ottimi esempi di pragmatismo e resilienza.

Ps: mentre vengo a caricare il post, trovo una decina di messaggi in cirillico. Ora, capisco che anche gli spammer fanno il loro mestiere e resiliano (l’ho inventato così, sui due piedi) come possono, però pensare che tutti gli italiani capiscano il cirillico non mi sembra molto pragmatico.

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