Battuta sul Biscotto

– Forse abbiamo un cane
– In che senso forse?
– È venuto qui, forse resta da noi
Una cosa così detta da uno di un qualsiasi altro luogo d’Italia mi avrebbe fatto imbestialire. I cani li hai o non li hai, li tieni o non li tieni. Ma detto da un agerolese non mi ha scombussolato più di tanto. Ad Agerola se un cane non ha un padrone, ne ha cento.
E poi la conferma: Biscotto è ufficialmente il cane della famiglia Cuomo e legittimamente presiede Sabi e Tabacchi.

biscottoDopo un po’ però Biscotto sparisce. Sono dispiaciuti tutti, me compresa naturalmente. Ma fortunatamente torna.
– Cos’è successo?
– Non lo so, è mancato per un paio di giorni

Certi cani sono insofferenti a un legame troppo stretto. Le notizie rimbalzano da Agerola a Milano, Biscotto adesso-sì adesso-no. E infine il mistero viene dipanato. C’è il Sentiero degli dei che da Agerola porta giù al mare di Positano, semplicemente Biscotto l’ha fatto suo, godendo, beato lui, di montagna e di mare, di funghi o di vongole a suo piacimento. Io questa storia la volevo scrivere tempo fa, non appena ho saputo del turismo canino di questo indomito miscuglio, ma ieri sono stata battuta sul tempo. Da un vero professionista della scrittura, Flavio Pagano, che ha trovato una spiegazione ancora più romantica a queste fuitine: Un «don Giovanni» a 4 zampe:
i viaggi di Biscotto, cane innamorato

Vai, Biscotto! Sei tutti noi liberi dentro!

Il nuovo libro di Flavio Pagano: un viaggio nel tifo estremo

senza paura

Anche i più modesti di noi, quando si presenta l’occasione, si gongolano per i cinque minuti di gloria che capitano inaspettatamente. È quanto è successo a me leggendo in anteprima su un noto settimanale la recensione al nuovo libro di Flavio Pagano. «Ehi, ma io con questo signore ci ho mangiato una pizza». Anno 2013, luogo Agerola, il tramite fu Sabato Cuomo che me lo presentò.
Un’amabile persona che ora scende negli abissi delle esistenze ultrà, cercando di dare una spiegazione logica a ciò che, apparentemente, non risponde ad alcuna umana razionalità.
O almeno così appaiono a me, fuori da qualsivoglia dinamica che muove il mondo del calcio, le esplosioni di violenza parossistica che il più delle volte accompagnano gli incontri. Riesce difficile inquadrare il desiderio di devastare, fino addirittura ad arrivare a distruggere non solo cose ma la vita stessa dell’avversario, quasi che non fosse un essere umano, magari un ragazzo con cui stringere amicizia e passarci un serata al bar, se solo incontrato fuori da quel contesto di odio totale.
Il libro nasce da una chiacchierata al limite del surreale tra Flavio e un tassista di Napoli e dalla tragica morte del tifoso napoletano Ciro Esposito, avvenuta a Roma nel 2014 durante la partita di Coppa Italia Napoli-Fiorentina.

«Allora mi sono chiesto: che cosa spinge i tifosi a trasformare la passione per lo sport in una simile violenza? La risposta è che forse il percorso che porta al tifo estremo è il vuoto esistenziale, il disagio, l’estraneità, l’incapacità di comunicare. Sono gli stessi sentimenti che possono indurre un giovane a lasciare l’Europa per affiliarsi allo Stato Islamico e a commettere atti di terrorismo. A mio avviso, in curva si cerca nella fede per una squadra il senso della vita che sfugge.»
(Da “Nella testa degli ultrà”, Flavio Pagano, Donna moderna)

«Senza paura è il punto d’arrivo di un percorso spirituale, il punto d’arrivo della lotta di un ragazzo che cerca di diventare padrone del proprio destino. Lui capisce che solo chi supera la paura di essere se stesso fino in fondo può aspirare ad essere libero. Perché solo quando si è “senza paura” si nasce davvero, e il nostro vero cammino nella vita, comincia.»
(Dall’intervista di Carlotta Macerollo, Rai News)

Senza paura (Giunti Editore, pp. 192) è dedicato «Agli innocenti uccisi dalla follia del calcio, per non dimenticare mai che c’era una vita dietro i loro nomi»