Laboratorio di scrittura… creativa? Un reportage

A volte mi sono chiesta, o mi hanno chiesto, che cosa pensassi dei corsi di scrittura creativa. La risposta non è mai stata tra le più entusiaste. La ragione principale è perché penso che il talento è qualcosa di innato, che non si apprende e non si insegna. Il secondo motivo è che applicare la tecnica alla sfera creativa sia in un certo senso rischioso. Si potrebbe generare omologazione. Ma d’altra parte è anche vero che può esserci il talento delle idee ma non la sapienza nell’esprimerle, e comunque rigettare a priori un’esperienza è abbastanza stupido, considerando poi che questi laboratori riscuotono un grande successo. Così, quando Carlo mi ha detto che stava accingendosi a frequentarne uno, per l’esattezza uno di lettura e scrittura, gli ho subito detto: «Fammi sapere!» L’inviato da Avellino non ha disatteso le mie richieste e, a corso finito e pizza mangiata (che a leggere quello che ha combinato ci si stupisce che l’abbiano invitato), mi ha inviato il seguente reportage.

Angolo delle StorieCara Elena,

Non ho dimenticato le tue curiosità circa il laboratorio di scrittura “Parole tra noi leggere”, la cui seconda edizione ho appena terminato di frequentare. E passo quindi ora a raccontarne, come da te gentilmente richiesto, qui sul tuo blog.

Come ti dicevo, eravamo alla seconda edizione – io alla prima ancora non c’ero – ed ho subito apprezzato il fatto che non si sarebbe trattato di scrittura “creativa”; che se ci pensi bene è una faccenda un po’ pleonastica, per non dire per radical chic. Altro che creatività a merenda, qui sulla pagina, e sulle tecniche per produrla come si deve, si sudava eccome: tanto per incominciare, letture di classici di riferimento. Perché se vuoi scrivere bene, devi per forza conoscere chi e come lo ha fatto assai prima e assai meglio di te. Perciò allora vai con Virginia Woolf, Ernest Hemingway, Edgar Allan Poe, Raymond Carver, Daniele del Giudice, William Faulkner e non so se mi spiego, io mica li avevo mai letti, tanti di questi, e la classe si vede. Anche quella degli scrittori che sono stati nostri graditissimi ospiti in carne e penna per due interessanti pomeriggi di domande a tutto spiano: Franco Festa e Matilde Iaccarino.

Le loro testimonianze, attraverso le quali ci hanno gentilmente concesso di rubargli un po’ di ferri e segreti del mestiere, sono state per noi preziose; così come quelle elargiteci lezione per lezione da una delle due insegnanti, la scrittrice Emilia Bersabea Cirillo, di cui sono sicuro non vorrai perderti l’ultimo splendido noir, Non smetto di avere freddo, appena uscito per L’Iguana Editrice.

Emilia Bersabea Cirillo

Emilia Bersabea Cirillo

L’altra insegnante, la bravissima Anna Catapano, viene invece – oltre che dal Piemonte che è già una cosa singolare e speciale qui da queste parti – da una pluriennale esperienza di comunicazione e pubbliche relazioni maturata in ambiti istituzionali. E di tale suo vissuto personale ci ha trasferito la estrema cura per il dettaglio e la strumentazione logica e  lessicale indispensabile in un bagaglio espressivo che voglia essere quantomeno dignitoso: analisi dei personaggi, costruzione delle trame, sviluppo narrativo in prima, seconda e terza persona singolari e plurali, differenti punti di vista del narratore, tipologie di incipit, dosaggi di climax, fasi di revisione del testo, variazioni e sfumature di tono, stile e genere eccetera.

Anna Catapano, Matilde Iaccarino, Emilia Bersabea Cirillo

Anna Catapano, Matilde Iaccarino, Emilia Bersabea Cirillo

Insomma tutto quello che trasforma un mediocre testo partorito di getto – sempre diffidare di chi pubblica quello che scrive di getto, non è quasi mai presentabile – in un prodotto rispettoso del lettore e degli obiettivi che l’autore si è proposto.

Ebbene sì, lo ammetto, come mio solito ho dato un po’ di fastidio. Ma cosa vuoi, ero là come premiato del concorso scaturito dal laboratorio dello scorso anno, ed è stata evidentemente sottovalutata la mia inadeguatezza al contesto. Non quella autoriale, no, parlo di quella personale, tu mi conosci… e così la docenza e la classe si è dovuta sorbire la mia cronica  deficienza di quaderni – scusa, Emilia! – ed il mio conseguente scribacchiare su spiegazzati pizzini tirati fuori di tasca al momento, manco fossi un picciotto di cosa nostra, il rumoroso tamburellare della mia penna sul tavolo – vero, Lidia? – le mie bifolche citazioni di fantasy e horror, le mie stupide battute a sproposito e la mia molesta presenza in genere. Ce l’hanno fatta, però, a sopportarmi, e soltanto per questo un bel premio lo darei io a tutti loro.

Anna e Carlo

Anna e Carlo

Intanto però, nonostante la mia ciucciaggine e monelleria da terza età, qualcosina alla fine l’ho assimilata e messa a frutto anch’io; per esempio come e perché non si usano i punti esclamativi e i puntini sospensivi che prima mi piacevano tanto, o come star zitto e lasciare il foglio in bianco se hai poco o nulla da dire, anche se questo io continuo a trovarlo difficile. Un’altra cosa bella, anzi bellissima, è stato lo scambio quasi quotidiano con gli altri corsisti dei nostri testi scritti per esercizio.

InsiemeAprire la posta elettronica in queste settimane non è mai stato tanto bello ed entusiasmante, pochi attimi ed entravi subito nei mille loro mondi interiori: l’elegante, stiloso Sud America bohémien di Giovanni, i compassati e al tempo stesso arguti salotti di Marta, i simpatici, scanzonati e generosi antieroi di Antonio, le riflessive e sagge bimbe di Mafalda, le determinate donne in carriera di Maria Paola, le melanconiche eppur imprevedibili figure di Antonella, le sagge e navigate alter ego di Lidia (stupefacente seconda piemontese in aula), le deliziose damine d’antan di Mariella e Rossella (che si vede anche quando scrivono che sono sorelle), e a questo punto non vorrei proprio aver dimenticato nessuno o nessuna, ma credimi, la sbornia di storie e di vite era incredibile, tanto che non mi sembrava vero di poterle vivere tutte assieme contemporaneamente!

Insieme 2Spero a loro siano ugualmente piaciuti i miei topi da ufficio ed i miei mostri alieni, così lontani da tutto il resto, proprio come le loro creature letterarie dalle mie… ecco, ho di nuovo usato punto esclamativo e puntini di sospensione, e lo vedi allora che mi devo impegnare di più?

Così, da un intreccio narrativo nato lì per lì con l’assegnazione di una vecchia foto cui ispirarsi, all’analisi della musicalità e dell’impatto emotivo di singole lettere e frasi, al calarsi di volta in volta in diversi generi letterari – se non addirittura in panni e penna di scrittori famosi, per tentare di riprodurre il caratteristico stile di ognuno – siamo arrivati quasi senza accorgercene all’ultima lezione e all’appuntamento con la pizza di fine stagione. Già con la mente al prossimo anno per il prosieguo di questo affascinante percorso, che, partito non a caso dal  nostro Angolo delle Storie preferito (thè, succhi di frutta e biscotti inclusi: uè saluti e grazie anche a te, Consiglia!) ci porterà… ci porterà… ci porterà! Arrivederci in autunno punto esclamativo, che frattanto di questi vizi interpunzionali avrò tutto il tempo di liberarmi durante l’estate.

Ciao e scrivete scrivete scrivete che non è mai tempo perso

Carlo Crescitelli