Fermo Immagine: Hollywood passa da via Gluck

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Per tutti questi anni ho vissuto nella convinzione che via Gluck fosse in una certa zona di Milano. Una zona vecchia, per cui ogni volta che sentivo la canzone di Celentano mi chiedevo come potesse esserci l’erba lì, seppur cinquant’anni fa. Se lui si definisce il Re degli ignoranti, io ho fatto parte della sua corte fino a due giorni fa, quando ho cercato il tragitto per arrivare alla celebre via Gluck e ho scoperto che stava da tutt’altra parte. Ed ecco che allora qui l’erba ha un suo perché, e anche l’amico treno che fischia “ua ua”, visto che bisogna attraversare uno degli orrendi tunnel che passano sotto la ferrovia che parte dalla Centrale.

Piove a dirotto, grigio su grigio insomma, ma una macchia di colore intenso segnala il numero 45: un bellissimo murale sul muro esterno di un cortiletto che porta all’entrata di Fermo Immagine – Museo del manifesto cinematografico. Un foglio fatto a computer infilato in una busta di plastica dice “Siamo aperti”. Non è esattamente così. La porta è chiusa a chiave, impossibile dalla finestra attirare l’attenzione di alcuni signori che sembrano seduti al tavolo di un bar. C’è un campanello ma pare strano dover suonare un citofono per entrare in un museo. Ci guardiamo intorno, disturberemo forse i signori della scritta Atelier del campanello? Fa niente, non abbiamo attraversato mezza città di vento e acqua per tornare indietro a mani vuote, al massimo ci manderanno al diavolo. E invece no, arriva un ragazzo gentilissimo che ci illustra il percorso e “svela” il mistero dei signori seduti al tavolo: quello è Il caffè degli ignoranti, dedicato, appunto, ad Adriano Celentano.

metropolisLa prima sala è il museo permanente: locandine, schermo cinematografico, sedie, una libreria alta fin sotto il soffitto. Stanno proiettando degli spezzoni di film con Liz Taylor. Impossibile non fermarsi a guardare la perfezione estetica di James Dean ne Il gigante e di Paul Newman in La gatta sul tetto che scotta, perfezione fatta di bellezza e espressione assieme, perché la bellezza da sola non basta a raggiungere questi livelli.

Si passa alla seconda sala, quella della mostra dedicata a Liz Taylor, organizzata in occasione del 50esimo anniversario del film Cleopatra. Le locandine sono quasi tutte per lei, dagli esordi di Torna a casa Lessie! fino alle ultime interpretazioni. Anche qui, ma in un ambiente di luci più tenui, campeggia lo schermo. Uno degli spezzoni proiettati è tratto da Il padre della sposa, con un esilarante Spencer Tracy che cerca di arginare le manie di grandezza di figlia e moglie in fatto di matrimonio. I brani dei film sono in lingua originale, un’occasione per sentire le vere voci degli attori.

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La mostra raccoglie anche le riproduzioni di alcuni vestiti di Liz Taylor, compreso quello indossato per il suo ottavo (!) matrimonio, dei gioielli creati per Cleopatra e altri appartenuti all’attrice, articoli e riviste.

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Quando le parti del corpo entrano in conflitto
Queste sale fanno la felicità di chi ama il cinema d’epoca. Mentre do sfogo alla mia compulsività fotografica, con la visione periferica l’occhio registra una presenza. Il cervello razionalmente (e in quale altro modo?) risponde: e ti pare che in un museo ci possa essere un gatto? Sarà un riflesso dello schermo nella penombra. Ma il gatto c’è, e anche di proporzioni cinematografiche!

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Che voglia ridimensionare la fama di Lassie? Direi di no. Da quanto si lascia accarezzare e immortalare vicino ai vestiti della diva, il bel gattone bruno non ha bisogno di ribadire che lui lì è di casa e nemmeno appartiene alla gucciniana categoria della “indifferenza scostante dei gatti”.

Questo angolo di celebre Milano che celebra Hollywood è Fermo Immagine – Museo del manifesto cinematografico, via Gluck 45, aperto da martedì a domenica dalle 14 alle 19, entrata gratuita fino al 30 giugno quando terminerà la mostra Impareggiabile Liz.