Storia di Livio, un altro uno-nessuno-centomila

Livio Giunchino Boccadasse

Nell’immutabilità che mi piace di questo luogo, l’unica novità che noto passando in fianco alla chiesa per scendere al mare sono alcuni disegni di gabbiani appoggiati al muretto. Sono graziosi ma non mi soffermo più di tanto. Al ritorno vedo un uomo con l’abbronzatura di uno che trascorre tanto tempo all’aria aperta seduto sull’altro muretto. I giorni passano e anch’io passo avanti e indietro, lanciando sguardi furtivi ai gabbiani e pensando perché solo gabbiani?, anzi, un gabbiano solo per quadro. Poi una sera il tempo cambia, non piove ma le nuvole si spargono nel cielo soleggiato diverse per forma e densità e questa differenza si ripercuote nella luce che a sua volta si ripercuote nel mare, così che il colore cambia ad ogni metro quadro di mare e di cielo. Il mare si è mosso e lo spettacolo di onde bianche che si alzano contro gli scogli fendendo di bianco tutti quegli azzurri e quei verdi è qualcosa che non ha pari in nessuna cosa umana. Scattano gli scatti, chi con un superzoom chi con un semplice telefonino ma nessuno vuole perdersi l’esibizione. Bisogna portarsele a casa queste cose, come gli scoiattoli fanno scorta di noci. Me ne sto in terrazza, in prima fila.

Boccadasse

E lui si avvicina con un quadro di girasoli. Dammi quello che vuoi, te lo regalo anche. Si scambia qualche parola, ha un lieve accento del Sud però dice di aver perso il lavoro a Sassuolo, o un altro di quei paesi dove fanno le ceramiche, ora non ricordo, e però dirà anche che è di Milano, racconterà di avere tre figli ma anche di voler andare in Francia. Cerca lavoro, ma non trova nemmeno il lavapiatti nei ristoranti. Lui non si sente bene a dipingere in strada, lui è un pittore da studio. Non credo molto a niente ma va bene lo stesso. No, davvero, grazie, sono molto belli ma con tutto questo mare non voglio girasoli. Poi mi viene in mente quello che avevo pensato pochi giorni prima, che dovevo prendere una delle decine di foto che ho fatto a questo luogo, magari darle un filtro impressionista e poi farne un quadretto. Così mi dico: ma perché dovrei se ho un pittore a portata di mano? Fammi un quadro di Boccadasse e te lo compro. Nel frattempo è arrivato il tramonto e ai blu si sono aggiunti i gialli e gli aranci. Lui dice: quanto è bello, che colori, davvero lo vuoi? Certo che lo voglio. Ti faccio tutte le case con tutte le finestre precise. No, lo voglio impressionista, rispondo. Ah, non fotografico? No, impressionista. Nei giorni successivi il gabbiano diventa meno frequente e lo spazio si riempie invece di vedute del borgo. Lo vedo che è lì che ci lavora e io passo dietro senza farmi vedere. Mi sembra di avergli dato uno scopo e anche un’idea di “business”. Mi viene da ridere, vorrei dirgli: ma non potevi pensarci prima che un quadro di Boccadasse può avere più presa sui turisti che vogliono portarsi a casa un ricordo? Mi pare di entrare con un’idea di solida economia in un mondo di fluida arte. Il penultimo giorno concludiamo l’affare. Prima tira fuori da una grossa cartella dei disegni: volevo farteli vedere. Sono quelli che gli studenti fanno alle statue in accademia, che fanno a Brera, penso, ché le mie conoscenze di scuole d’arte non vanno oltre Brera, e lui dice Brera quasi in contemporanea. Mi trovi in internet, Livio Giunchino. Ok, dico; sì sì, penso col mio quadretto sotto il braccio, come no! E invece lo trovo sul serio. Solo in aprile aveva esposto a Imperia al Festival internazionale d’arte cinematografica digitale Red Carpet 2017 e Brera l’ha fatta veramente. Resto perplessa. Ma come mai allora sei lì, a passare il giorno seduto su un muretto sperando di vendere gabbiani? Al fondo c’è qualche calcolo sbagliato: continuare a credersi l’artista che non si è o far credere a qualcuno di essere un artista per poi dimenticarsene chiusi i battenti di una mostra. Io non posso saperlo, io non so quali sono i meccanismi della vita che si inceppano, però auguro a Livio di trovare la sua strada.

A Imperia in mostra i manifesti di Castelli e Giunchino

Lorella Castelli e Livio Giunchino per il Video Festival di Imperia