Concorso fotografico in Costiera

Foto di Antonio Iovine

Foto di Antonio Iovine

Probabilmente è uno dei luoghi più fotografati in assoluto e certamente le sue immagini hanno attraversato il tempo e il mondo. Chissà quanti cassetti e computer la racchiudono insieme ai ricordi e chissà quante pareti invece la esibiscono, nei suoi colori di albe e tramonti e in quelli quasi abbaglianti dei limoni e dei fiori. Paesi che si aggrappano alla montagna o che si adagiano morbidi, angoli famosi e quelli che invece solo pochi occhi riescono a cogliere.

E allora è arrivata l’occasione giusta per metterla in mostra, o magari meglio ancora, di fare un viaggio per coglierla qui ed ora, questa Costiera Amalfitana, da terra, dal mare o dal cielo dei sentieri che la circondano.

Il concorso fotografico a premi parte dall’iniziativa della Tabaccheria Sabato Cuomo di Agerola, che a chiusura del concorso, giovedì 20 luglio 2017, organizzerà nel suo giardino una mostra con le trenta migliori fotografie. L’esposizione durerà dal 1° agosto al 20 settembre 2017.

Il bando e tutte le informazioni per partecipare le trovate qui:
http://quelconcorso.blogspot.it/

 

“…che udir con gli occhi è finezza d’amore”

04-raccortiUn signore ripiega il giornale e lo appoggia sul tavolo.
– Ma che fa, lo legge e non lo paga? sussurro.
Due occhi scuri si girano a guardarmi. Credo di vedere un 10% di calma rassegnazione e un 90% di pazienza, bonaria, quasi inesauribile. Ma non do il tempo di rispondere:
– Ma almeno compra un pacchetto di sigarette, di cicche, una ricarica del telefono, che so?
Non ricordo la risposta, forse è no. Si legge il giornale e se ne esce come è venuto, come se fosse una biblioteca e non un esercizio commerciale. Non ricordo la risposta perché la mia mente aveva riportato a galla un vecchio ricordo, una candid camera di Nanni Loi. L’attore faceva lo stesso, andava ai chioschi delle edicole, prendeva un giornale e se lo leggeva. Diverse reazioni, quella che resta nella memoria è l’edicolante milanese, che allunga il braccio fuori dal suo buco e intima: Te paghet puntini di sospensione, non è una domanda e neanche una minaccia, è quasi una lezione: paghi e poi puoi leggerti il giornale. Che è poi quello che avrei fatto io. Ma lui no. Poi leggo questo racconto e credo di capire. Io non ho un particolare interesse verso gli sconosciuti, forse perché non ho un negozio e quindi gli sconosciuti sono le centinaia di persone che mi si muovono intorno senza viso, senza occhi, di solito senza voce, ché la musica la uso anche per quello, per isolarmi, nei percorsi dal punto A al punto B che mi separano dai conosciuti. Poi sì, qualche eccezione c’è sempre, però io non ho occhi. Lui sì, per indagare, per conoscere o solo per immaginare e costruire una storia, perché a lui la gente, o come direbbe Loredana la gggènte, piace.

A LOREDANA SARRICA, SPEAKER DI RADIO 1
di Sabato Cuomo

…avresti dovuto vedere com’era bella, Loredà. Aveva un copricostume-vestito, cioè uno di quegli abiti di tela che ti servono per metterli sopra il costume quando vai al mare, ma che volendo ci puoi anche uscire, anche di sera con uno scialle sopra, o con uno di quei bei foulard sulle spalle. Un copricostume lungo, nero, con le spalline sopra le spalline del costume nero anche quello. Aveva unghie curatissime con uno smalto rosso. Aveva lunghi capelli neri e occhi neri, profondi. Sembrava la figlia di Claudia Cardinale. Si muoveva tra i giornali cercando qualcosa: in vero due li aveva presi, e li teneva su un braccio come si tiene un neonato. Lei cercava ancora, io sbrigavo un cliente e la guardavo, sbrigavo un altro cliente e la guardavo facendo attenzione a che lei non mi notasse, perché se se ne fosse accorta si sarebbe offesa, avrebbe interpretato — a ragione, senza dubbio — che io avevo paura che lei si fregasse i giornali e fosse scappata, mentre invece io, a una come lei, le avrei detto vieni dietro al bancone, prendi il cassetto con tutti i soldi, prendi perfino le mie sigarette e l’accendino, che io ti accompagno pure fuori, ti accompagno alla macchina, e ti apro lo sportello con un inchino. Mi piaceva pure come si muoveva: gesti e movimenti riservati, come quelle donne che vanno a sentire la messa in Piazza San Pietro, che hanno preferenza a nascondere il proprio corpo. Comunque alla fine arriva al bancone, e vedo i giornali che ha preso, che non sono i migliori ma oggi è mercoledì e le cose buone arrivano proprio il mercoledì pomeriggio. Prende pure Vivident Xilit  tipo verde. Io scarico tutta la mia signorilità, tutto il mio aplomb:
«Mi scusi, stava cercando qualcosa in particolare?»
«Veramende io starei a scercà ntimità e confidendze».
Che delusione, già per i giornali che ha comprato ma soprattutto per quell’accento sgradevole, improponibile. Mio nipote, fulminato anche lui:
«Di dove sei?» (del basso Lazio, idiota!)
«Veramende, io starei in provinscia di Frosinone».
Mi sono alzato, avrei potuto lamentarmi ma non l’ho fatto, avrei potuto sbattere il cassetto ma non l’ho fatto, me ne sono andato in un angolo dietro al negozio, a pensare. A pensare che è stato bello sentire la tua voce.