Da Cap Fréhel alla Costa di granito rosa. Un viaggio di colori

Ci sono luoghi che restano impressi nella memoria ma rimangono lì quieti, altri invece non smettono mai di chiamarti. Poi ci sono quelli che ti chiamano per vie traverse, come una foto impressa su un oggetto qualunque, uno di quei tappetini che si mettono sul tavolo perché non restino i cerchi dei bicchieri, comprato là. Solo che ci sono dei giorni in cui smettono di essere tappetini e diventano una specie di canto di sirena, urlante talvolta. Trégastel ha continuato a chiamarmi da quel giorno in cui l’ho visto solo dalla mattina alla sera, nel mio primo viaggio in Bretagna. Con Cap Fréhel invece ci siamo scambiati dei lunghi sguardi per anni. Però la Bretagna è scomoda da raggiungere dall’Italia, pochi o quasi nulli i voli diretti, almeno da Milano, alcuni aeroporti tipo Lannion chiusi al trasporto turistico, e una volta là non è tanto facile muoversi al suo interno. Così, l’anno scorso al suo insistente richiamo ho detto no. Ma quest’anno sono stata più caparbia. E poiché penso che altri potrebbero lasciarsi scoraggiare dai tempi e dalle distanze e sarebbe davvero un peccato perché sono posti bellissimi, ho deciso di dare a questo post un’impronta più informativa che non personale, rivolgendomi a chi non viaggia in macchina (a questo proposito segnalo http://www.escapadenature-sansvoiture.fr/).

Per Cap Fréhel la città di riferimento partendo dall’Italia è Saint-Brieuc, perché qui arrivano i treni diretti da Parigi Gare Montparnasse e da qui si prende la Ligne 2 – Saint-Brieuc / Erquy / Plévenon di Tibus, fermate Plévenon Camping Les Grèves d’en bas (consigliata per farsi la camminata), più lontana dal faro, o Péage Parking a circa 500 metri. Per la Costa di granito rosa la stazione è Lannion, raggiungibile direttamente da Saint-Brieuc. Per spostarsi da Lannion ai paesi della costa si possono utilizzare i bus Tilt , che sono però piuttosto radi, consiglio quindi un taxi che vi porterà a destinazione in poco tempo e a prezzi accettabili (sconsigliatissimi invece i taxi di Saint-Brieuc, troppo cari). Un errore di valutazione l’ho fatto per il ritorno in Italia. Per una personale antipatia sviluppata la volta precedente nei confronti di Rennes, ho scelto Nantes. Il viaggio da Lannion a Nantes è piuttosto lungo e con cambi, conviene dunque lasciare da parte i risentimenti e scegliere l’aeroporto di Rennes, tanto più che ho ritrovato una Nantes peggiorata in quanto a pulizia e sicurezza.
Al profilo degli “smacchinati” aggiungo quello dei viaggiator solitari (soprattutto solitarie) che potrebbero essere in qualche modo intimoriti dal GR34 – Sentier des douaniers. Creato nel 1791 per contrastare il contrabbando dal mare, era percorso dai doganieri che dovevano impedire che le merci entrassero in Francia senza pagare le tasse. Duemila chilometri di sentieri che coprono tutta la costa bretone. Io ho percorso un tratto di quello che porta al faro di Cap Fréhel, quello che dalla spiaggia di Trestraou, a partire dalla Gare Maritime di Perros-Guirec, porta al faro di Ploumanac’h (o Mean Ruz), alcuni tratti dalla spiaggia di Saint-Guirec, da quella di Trestrignel, dalla Grève Blanche di Trégastel e circa metà della Presqu’ile Renote, visto che me l’ero già fatto interamente la volta scorsa. Sono semplici da fare, non c’è bisogno di essere sportivi o praticare trekking, hanno delle salite e delle discese ma i dislivelli sono minimi. Raramente si presenta qualche difficoltà, dove ci sono dei grossi gradoni o dove si deve camminare su dei lastroni. Uno dei tratti più ostici è l’ultimo che porta sotto al faro di Ploumanac’h, in particolare per una passerella di marmo senza protezioni e scalini belli alti. Sono ben frequentati, anche a pomeriggio inoltrato perché qui la luce c’è fin verso le 23. Non c’è rischio di perdersi perché sono segnalati con cartelli, con i colori bianco e rosso, delimitati da fil ferro e comunque, anche se si prende un sentiero laterale, si è presto riportati sulla “retta via” da una vegetazione impraticabile o da uno strapiombo sul mare. Questi tratti non sono percorribili dalle biciclette nemmeno se tenute a mano, ci tengo a dirlo perché viene molto pubblicizzato il noleggio di mountain bike o bici elettriche che qui bisognerebbe lasciare. Le distanze e i tempi di percorrenza dati dai cartelli e dalle persone non sono tanto precisi, conviene valutare da sé la propria resistenza alla camminata (io credo di aver fatto una media di 8 chilometri al giorno), tenendo conto che in ogni caso vicino ai punti di interesse ci sono dei parcheggi e qui si fermano anche bus e navette. Quello che non bisogna fare è distrarsi mentre si cammina perché ci sono dei sassi sporgenti o dei buchi. Dopo aver preso un paio di tupic (che non è francese ma l’inciampare milanese), ho capito che per fare foto o guardare il panorama bisogna fermarsi. Il criterio è quello che andare oltre il se stesso quotidiano s’ha da fare, rischiare di rovinarsi la vacanza per un niente no. Ad esempio, visto che Cap Fréhel era la mia prima tappa e dovevo prendere confidenza, quando ho visto che il sentiero nella brughiera era un po’ accidentato ho preferito la strada sterrata fino a dove il cartello segnava “Accesso sicuro”. O anche, valutando a occhio la distanza, ho preferito rinunciare ad andare fino a Fort La Latte.
Perros-Guirec e i comuni limitrofi sorgono in un’area quasi circolare, dove ci si può spostare con la navetta Le Macareux di Tilt.
A Cap Fréhel non si mangia, non si beve e l’unico bagno è un’ecologica quanto imbarazzante toilette sèche nel parcheggio. Non pensate di potervi infrattare nella vegetazione perché qui c’è solo bassa erica. Circa la mancanza di alimenti, la sopravvivenza sulla via del ritorno mi è stata assicurata da un camioncino anni ’70 che faceva cibo da strada all’interno del Camping Les Grèves d’en bas, di cui ho anche usufruito da clandestina del bagno. Al faro di Ploumanac’h non si mangia, non si beve e non si va in bagno, ma qui la vegetazione, se proprio necessario, consente in qualche modo di infrattarsi.

Fugaci impressioni parigine 

La forma dell’acqua
Pare che i francesi vedano la bottiglietta di acqua minerale sotto forma di lingotto d’oro. Appena atterrata a Paris Orly mi sono messa a ridere nel vedere questa scritta Eau non potable (ma mica avran trovato veramente qualcuno con la testa dentro?!).

Poi la cosa ha preso dei contorni di plausibilità: si va dai 2 fino ai 3,10 euro dell’aeroporto De Gaulle.

La sagoma della Tour Eiffel e un paio di sagome moderne che ricaricano il cellulare “in bici” alla Gare de Montparnasse.

Saint-Brieuc

Non è una città che prende subito. Piuttosto dimessa, si avverte nei tanti locali vuoti e in affitto un’aria di decadenza, come questo bell’hotel che avrà avuto un passato migliore del presente.

Come europea, la cosa non lascia indifferente, viene da chiedersi che ne sarebbe degli altri se dovesse cadere una nazione come la Francia.
Dato il numero di targhe commemorative, si capisce che la Bretagna ha pagato un tributo altissimo alla liberazione. Questa però mi ha commosso in particolar modo, per la giovane età, certo, ma anche perché ormai siamo così presi dal voler cambiare le regole dell’Europa da dimenticarci che cos’è veramente l’Europa.

Sarò retorica, ma ho pensato che i pro Brexit che hanno voltato le spalle durante l’inno europeo hanno voltato le spalle a questo ragazzo.

Saint-Brieuc arriva un po’ per volta, con le sue belle case, le sue vie in salita e discesa e poi…

e poi le trovo un suo nome, “la città dei murales”.

“Gargoyle imbronciato”, particolare della cattedrale di Saint-Étienne.

Ammaliata dallo sguardo di questo cavallo.

Sedie per attesa autobus. Pensiero: in quale delle nostre città resisterebbero?

Marchons! Marchons!

Saint-Brieuc dà il nome alla Baie ma non è sul mare. Quindi me lo vado a cercare. Lo trovo a Binic. Fuori dalle spiagge semivuote, la vita si esprime come sulle nostre riviere: locali, lunghe code per un gelato, negozi, profumo di creme solari. In questa spiaggia trovo il più alto numero di conchiglie dalle forme più diverse che abbia mai visto.

Costernata dalla mia stupidità

Briochin, briochine, e io lì a chiedermi perché c’entrassero sempre le brioche anche dove non c’era da mangiare. Sul finire dell’ultimo giorno capisco che briochin è l’aggettivo per definire ciò che appartiene a Saint-Brieuc.

Cap Fréhel e il suo faro

Lo dico, non lo dico? Lo dico: qui l’erica è più bella che in Scozia. E adesso per togliermi il senso di colpa vado a bere un bicchierino di whisky.

C’è chi imita la natura…

…e la natura che non ha bisogno di imitare nessuno.

Côte de granit rose

Balade en mer – Gare Maritime Perros-Guirec/L’archipel des 7 îles con Armor Navigation

Da lontano sembra che la parte bianca sia così perché completamente priva di vegetazione.

Capito? Un frullare di ali bianche

Dai puffins ai macareux
Sono anni che corro dietro invano alle pulcinelle di mare. Vado alle Shetland e loro se ne sono già andate, vado su mari e scogliere scozzesi e loro non si vedono. Ormai ci avevo rinunciato, tanto che qui le loro foto che campeggiano qui e là le registro solo con la coda dell’occhio. E poi eccomi lì, sul battello, e sento lo spiegone, “chiamato anche clown per il becco colorato…” ma non mi dire! Qui si chiamano macareux moines ma sono loro. Sono proprio moines, piccine, girate dall’altra parte, non ho un cannocchiale e quindi non vedo facce colorate… ma vuoi vedere che magari le ho già incontrare e non le ho riconosciute? Ma Scozia batte Francia sulle foche, ne vedo solo una.

Dalla plage de Trestraou al faro di Ploumanac’h / Mean Ruz (andata e ritorno 3 ore e 45 minuti circa)

Una chiesetta? No, una polveriera. Sempre pronti, enfants!

Vedo un signore con un cappello a visiera con un pezzo di stoffa che da dietro scende a coprire il collo. Sembra quello della Legione straniera, penso un po’ perplessa. In realtà li portano abbastanza e li vedrò anche in vendita. Memore della scottatura dell’altra volta, ho la crema solare ma niente per la testa. Non c’è caldo, non si suda ma il sole picchia forte. Così mi metto in testa una sciarpa di quelle lunghe, lasciandola così, penzolante. Ho lo zaino in spalla e i pantaloni arrotolati fino alle ginocchia. Quando vedo la mia ombra pare anche a me di essere una della Legione straniera, una riflessione di cinque secondi soppiantata dalla meno inquietante e ridanciana immagine di Stanlio e Ollio in I due legionari.

Faro di Ploumanac’h

Plage de Trestrignel

Plage de Saint-Guirec 

L’oratoire de Saint-Guirec (http://docarmor.free.fr/valarmor/valouest/plouman1.htm)

Chapelle Saint-Guirec – Calvary
La Grève Blanche
L’acqua è fredda ma i francesi non sembrano avere problemi. Li ho visti farsi il bagno anche di sera quando ormai io avevo golf e giubbino. Però questi sassi offrono un’ottima piscina di acqua più calda.
Trégastel
Non si può descrivere quello che si prova nel rivedere un posto che pensavi di non incontrare mai più.

Invece di prendere alla destra del mare verso la già conosciuta Presqu’ile Renote, vado verso sinistra.

E mi ritrovo sopra la Grève Blanche.

A questo punto il dilemma è forte. Scendere sulla Grève Blanche e fare la strada che porta oltre, verso l’inconnu, o tornare sul sentiero della Presqu’ile Renote? Ci ragiono su un po’. Poi mi viene in mente che se non l’avessi mai vista, non sarei mai tornata e non avrei mai conosciuto questi luoghi da fiaba. Dunque glielo devo. Ripercorro i massi in senso inverso e torno sulla spiaggia iniziale.

Baguette enorme, baguette avanzata, baguette il giorno dopo immangiabile.

Posso?

Ok, posso.

Prima sbocconcella, poi prende metà della metà baguette e se la infila tutta in gola. Lo guardo terrorizzata, animale protetto, ha anche l’anellino alla zampa, se lo uccido che cosa mi faranno i francesi? Mouette o goéland che sia, non è una baguette a fermarlo.

Perros-Guirec

È il paese che mi ha ospitato, da dove facevo avanti e indietro, su e giù.

Le sere bretoni sono lunghe e piene di colori. L’Ovest è là, dove il sole si prende il suo tempo per andarsene.

Le baromètre breton (https://www.coop-breizh.fr/7193-le-barometre-breton.html)

Dichiarazione d’amore sulla sabbia. Non so se sia stato un francese o uno straniero ma mi associo.

Sencha remit son sac sur l’épaule. Il ne pesait plus guère, ce sac. Il était surtout plein du vent de la mere et de l’odeur des souvenirs. (Evelyne Brisou-Pellen, Le défi des druides)

Nantes

Sembra che i bretoni della costa abbiano nella loro anima e nella loro lingua la trasparenza dell’acqua e i colori della loro terra. Così l’impatto con una città dell’interno non è tra i migliori. Caldo, persone schive e la spazzatura per terra, dopo chilometri di spiagge prive di qualsiasi rifiuto, si nota di malanimo. Il centro di Nantes, che raggiungo senza entrare al castello perché già visto, è comunque bello e pieno di negozi interessanti.

Le temps entre le pierres di Flora Moscovici

Il colpo d’occhio delle statue con i cartelli di protesta è notevole.

E nemmeno mancano le curiosità.

La gente sembra più interessata a lui che ai vestiti e lui pare conscio del suo charme.

Avec mes sabots dondaine

L’avevo scambiata per la statua di una contadina.

Poi mi chino a leggere la targa:

ahhh, ma deve essere lei allora! Ils m’ont appelé vilaine avec mes sabots /Je ne suis pas si vilaine/Avec mes sabots dondaine/ Puisque le fils du roi m’aime avec mes sabots…
Se avete visto in giro qualcuna a Nantes che cantava senza vergogna En passant par la Lorraine, quella ero io.