Venite tutti in piazza fra due ore

Funerali FoLa coda del corteo che lo accompagna sta passando proprio mentre esco da Cordusio. Ma non è ancora la coda, mi accorgo che c’è tanta altra gente a seguire. Io però vado su da via Mercanti, perché sempre da lì passo, forse per il negozio scozzese o forse perché così ho sempre fatto. A un passo dalla piazza sento le note di Ma che aspettate a batterci le mani? Mi viene un groppo, mi vengo in mente io da piccola in giro per casa a berciare Venite tutti in piazza fra due ore, vi riempirete gli occhi di parole…, immaginando di essere una dei guitti del carrozzone che invitava gli altri. Mi metteva una tale allegria questa canzone e ho continuato così negli anni a venire, a ridere fino allo spasmo, perché Dario Fo era di un’allegria e fisicità incontenibili. Le poche gocce si trasformano impietosamente in acquazzone, ma si resiste. Forse sentiamo tutti di doverglielo, rendergli un poco del tanto che ha dato a Milano.

Funerali Dario FoO magari perché ci pare con quegli ombrelli aperti un po’ per volta, quando proprio non se ne poteva più, di farci scudo alla mediocrità che è andata a gonfiarsi anch’essa come il rovescio di pioggia o alla satira trasformista venduta al miglior offerente.

Nel giorno della morte di Dario Fo Alessandro Baricco solleva obiezioni al Nobel per la letteratura dato a Bob Dylan: “Che c’entra con la letteratura?”. Gianni Riotta prova l’incontenibile impulso di controbattere: “E tu, sei proprio sicuro di entrarci qualcosa?” Al primo si sarebbe potuto suggerire che sarebbe stato più intelligente fare un’altra domanda: “Perché l’Accademia non ha dato il premio a uno scrittore?”. Al secondo invece chiedergli perché una reazione da non-mi-hai-fatto-male-faccia-di-maiale.
In teoria, dovrebbero far parte della classe degli intellettuali. In teoria.

La pioggia non s’arresta e sul tram annebbiato di umidità mi viene quasi da ridere, a pensarlo forse lì, a discutere “col Palestina”.

3 thoughts on “Venite tutti in piazza fra due ore

  1. “fisicità” è un termine di cui si sono appropriati i giornalisti di calcio, per indicare giocatori forti alti e robusti. E’ anche diventato molto abusato.
    Niente, ho voluto dirtelo.

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