Il ritorno di “Popolo bue”

Qualche ora fa leggevo con sconcerto della morte di Pino Daniele. Non era uno di quegli artisti che stava nella mia playlist di favoriti, ma se lo chiamo artista è perché non ne ho mai messo in dubbio le capacità musicali. Come è successo per altri, come Lucio Dalla ad esempio, al primo sconcerto per una morte improvvisa c’è la seconda e inevitabile riflessione sulle loro creazioni. E la mia è sempre quella: ogni volta che se ne va qualche cantante o musicista che appartiene alle “vecchie” generazioni, non vedo nessuno all’orizzonte che possa “rimpiazzarlo”. Non da noi in Italia, chi ci mettiamo, qualche anima urlante e in pena uscita da un talent show? E nemmeno all’estero, chi mai potrà rimpiazzare Joe Cocker?
Mi metto poi a leggere qualche commento qua e là alla notizia e arriva il secondo momento di sbigottimento. I pazzi sono tra noi, altro che gli alieni, e non riesco a capire su che cosa si formi un pensiero così delirante, probabilmente in internet, perché credo che nemmeno lunghe sessioni quotidiane di Unexplained Files e simili possano generare un tale sbullonamento.
Eppure intanto che leggo di nuove teorie del complotto sento quello scalpiccio tipico dei neuroni che si muovono velocemente su e giù dal corridoio di scaffali dove stanno impilati gli scatoloni dei ricordi (grande Stephen King, L’Acchiapasogni). Gli do una mano concentrandomi ed ecco che il file salta fuori! Ma questa non è niente di più dell’onda che uccide! Ebbene sì, non tutto non verrà rimpiazzato, Popolo bue è tornato tra noi reincarnandosi per poter utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione: quando ero piccola il parco Sempione e le zone limitrofe erano battute da un individuo che apparteneva a quella categoria per la quale non si erano ancora trovati gli odierni eufemismi di senza tetto, senza fissa dimora, homeless. All’epoca erano semplicemente barboni, perché in strada ci finivi solo per scelta e quindi non c’era bisogno di addolcire la realtà dei fatti. Girava con una bicicletta con due enormi cassette, una davanti e una dietro, pochissimi effetti personali ma piene di cani, doveva averne almeno 5 o 6, più quelli troppo grossi per stare nelle cassette. Lo chiamavamo Popolo bue perché il suo obiettivo era quello di informare il mondo (il popolo bue, appunto, così definiva la gente) che «la Chiesa e il governo uccide con l’onda». Lo urlava e lo scriveva con la vernice bianca sui marciapiedi, nei viali del parco, al castello Sforzesco. Non dava fastidio a nessuno, nessuno gli ha mai dato fastidio, era lui, Popolo bue, stop, e tutti leggevamo ridendo con bonarietà le sue frasi e stavamo pure ad ascoltarlo talvolta.

Ed ecco qui la novella versione dell’onda che uccide, ditemi voi se si può stare tranquilli a questo mondo…

«Lucio Dalla, Mango, Pino Daniele – ora sapete chi da lassù vi ha colpito!
Lo detto in altre occasioni, il Governo Italiano aderisce ai piani del NWO che sta distruggendo l’economie di tutte le Nazioni, ha impiantato con apparati militari satellitari, l’arma che induce gli infarti, insieme a segnali di controllo mentale, il tutto funziona con l’aria resa conduttiva dalle irrorazioni chimiche, Putin è l’unico che si è opposto alle irrorazioni chimiche per questo gli hanno messo le sanzioni.
Colpiranno tutti coloro che sono un riferimento nella società, colpiranno chi muove il lavoro, quindi dove c’è una impostazione commerciale dietro, le mie parole sono di allerta per tutti gli artisti che non hanno capito.»
«Altre informazioni utili, chi viene colpito sentirà in acuto ronzio alle orecchie una strana sensazione di calore e un forte dolore al petto, non pensate! Scappate in movimenti repentini, trovate riparo sotto qualcosa che abbia una lamina di metallo, le frequenze passano i muri ma non i metalli. Rimanete alcuni minuti protetti altrimenti tutto riprenderà, ho una certa esperienza in materia visto che mi hanno fatto passare brutti minuti.»

Dato l’argomento di avvio, non volendo passare per irrispettosa mi va di chiudere con una frase di Nightshift, una delle più belle canzoni dei Commodores scritte in ricordo di Marvin Gaye e Jackie Wilson.

Gonna be some sweet sounds coming down on the nightshift
I bet you’re singing proud, I bet you’ll pull a crowd…

4 thoughts on “Il ritorno di “Popolo bue”

  1. Spero di poter intraprendere presto anch’io questo stesso percorso… perché credo che come sentinella errante di prevenzione contro i complotti tecnologici mi sentirei senz’altro più a mio agio che nel mio attuale ruolo di vago e inascoltato profeta di mediocrità e sciagure varie future!

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