Se al crepuscolo, almeno, ci fosse, dietro i vetri, il mare… Amore… Tremore in trasparenza… Se almeno questo fosse il rumore del mare… Non lo sopporto più il rumore della storia… Vento afono… Glissando… Sparire come il giorno che muore dietro i vetri… Il mare… Il mare in luogo della storia…Oh, amore.
(Albaro, Giorgio Caproni)
«per noi, sai, tutto l’infinito finisce qui», mi è venuto in mente. Mah, una canzone così, di Vasco Rossi. Poi ho capito. Guardare il mare mi fa venire in mente la montagna di cose di cui non me ne frega più niente, che però s’hanno da fare perché sembra che compongano un orizzonte da raggiungere. È che poi tanto l’orizzonte non si raggiunge mai. Potrei passare ore a guardarlo senza annoiarmi. E che canzone era? penso. La noia. Ah, ecco.
Avrei voluto stare lì a parlare coi pescatori, che poi sono loro che han parlato con me. Uscite ancora di notte?! Così anziani, mica gliel’ho detto. Certo. E questi sì che ne avranno da raccontare, di onde e stelle. E me le avrebbero raccontate se solo non avessimo ingombrato lo spazio, sempre troppo stretto, come un caruggio, o una creuza. I giovani corrono avanti e indietro trascinando carrelli pesanti su per la salita.
M. racconta barzellette a raffica e fa l’ubriaco come nessuno. Mi piego in due dalle risate. M. ha perso un’amica sul ponte. Forse ridere con il forestiero che ha pianto con te da lontano è un modo per dimenticare per qualche minuto.
G. concorda con me: i gabbiani fanno una bella vita. Ma sono feroci. Sventrano i piccioni, dice, e anche altro se gli capita a tiro. Oh, mamma, questa non la sapevo.
E me ne vado, poi magari torno.
Il gatto velista
E quello pigro…
…che si mangia queste cose qui
Le piante
Le pietre
La casa in vendita che non è più in vendita
Le nuvole
Camogli
Hai scritto un testo stupendo, _nonostante_ il fatto che lavori nell’editoria 😉
Oooohhh, per entrambe le cose 🙂