Asl, una polveriera milanese

«Mi piace Milano perché se ti viene fame alle 3 di notte puoi mangiare». La sento una volta, alla seconda detta da persone e in contesti diversi ho già capito che è diventato un luogo comune. Ogni posto c’ha il suo. Quindi anche se uno alle 3 di notte trova solo un self-service h24 e si sbafa un tramezzino della Montedison, dirà che a Milano si mangia pure alle 3 di notte, perché è così che si deve dire. Io sono contenta se un turista può mangiare alle 3 di notte, ritenerla l’espressione del massimo splendore di una città già mi imbarazza un po’ di più. Credo comunque che ai residenti interessi poco, quello che invece li fa andare in bestia è pensare a questa patinatura di parole quando stanno vivendo i lati sotto, quelli nascosti, quelli quotidiani. La Asl ha un sito con l’elenco dei medici di base disponibili. Non è aggiornato, te lo dicono subito bontà loro. Scoprirò anche che qualche medico collocato in una zona appartiene in realtà a un’altra e che i lori numeri di telefono e gli orari non sempre sono corretti. Si vede che non è un servizio così fondamentale come l’ultimo pubblicato su Dolce&Gabbana. Quindi vado, ma il medico scelto dichiarato libero, libero non è. Tornerò dopo una ricerca più approfondita. Torno e mi si presenta una scena da tessera del pane in tempi di guerra, la coda parte da fuori, il nervosismo è palpabile, non capisco cosa succede. Solo risalendo la corrente vedo il cartello. Fino al 6 maggio si fanno un tot di numeri alla mattina e un tot al pomeriggio. Eh già, c’è la Pasqua, ci sono i ponti, personale dimezzato. Già di norma stanno aperti fino alle 14.30, o alle 15.30, questo è un altro dato vago. Avranno dirottato i tecnici informatici sulle prossime eventuali olimpiadi invernali. Perché i politici si stracciano le vesti se un supermercato chiude alla domenica ma ritengono normale che un pubblico ufficio faccia mezza giornata non l’ho mai capito. Devo gettare la spugna perché ho una cosa da fare: andare a lavorare. Faccio passare i ponti e torno, terza volta. La scena da tessera del pane è diventata da mercato nero. Ma cosa sta succedendo, insomma? penso. Azzardo: Quota 100 ha fatto scappare i medici in massa e in più per qualche insondabile motivo hanno deciso di cambiare per l’ennesima volta i codici di esenzione. Somma su somma ed ecco il risultato. Così eccoci, noi civilissimi ed eleganti milanesi in fila ordinata, solo un poco disturbati, solo un poco indignati, qualche mormorio sommesso. Finché non esce la malcapitata impiegata di turno con i numeretti. Deve essere quella che ha estratto il fiammifero più corto. I milanesi si scompongono e accerchiano la poveretta, quello dietro di me mi spinge e prova a passarmi avanti con la mano, ma non è giornata da low profile, parto all’attacco, allungo il mio arto per prima e riesco ad arraffare un più che dignitoso numero 337, stai attento a te che se ci provi ti do una gomitata nello stomaco che ti faccio ripresentare il panettone di Natale, penso.
Queste situazioni sono una polveriera. A uno straniero poco accorto viene da dire che in Italia non funziona niente, orpo, ma sarai pirla, credi che qualcuno possa mai darti ragione? Un coro di: e allora tornatene al tuo paese si alza compatto. Uno vuole riprendere la scena della folla col cellulare. La signora del fiammifero corto ha uno scatto ardito di protezione privacy nei confronti degli altri. L’ho già vista in azione l’altra volta, questa signora ha una fermezza, un coraggio e una capacità di mediazione da meritarsi la medaglia di cavaliere della Repubblica italiana. Una straniera con passeggino vuole entrare a tutti i costi perché «ha bambino». Credi che in questo momento possano vederti come una madre con neonato? Ma sei un mostro a tre teste con relativo alieno usurpatore. Riesco ad entrare col mio numero dove ci si può sedere. Mi guardo intorno, è tornata la calma, avere quel numero è stata la conquista del giorno. Guardo i pochi impiegati e mi chiedo con che animo si alzino dal letto. Penso alla temeraria fuori, costretta a calarsi nei panni di un poliziotto, e senza neanche lo scudo antisommossa. Situazioni indecorose e ingiuste nei confronti di tutti.
Sono le 3 del pomeriggio, non ho mangiato e non ho bevuto. Aspetterò le 3 di notte in questa Milano da bere e da mangiare.