Qualche giorno fa ricevo tramite Change.org l’invito a firmare la petizione “Un angolo per Melo”, promossa dal prof. Rosario Castelli del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania. Il docente vorrebbe realizzare un ricordo “tangibile” del cane Melo, fedele frequentatore del Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento e patrimonio Unesco.
La storia di Melo è bella ma non unica, un cane che diventa la mascotte di un gruppo di umani, ma c’è una frase che mi colpisce: «…ma davvero aveva poco di animalesco quella creatura, o forse era un animale nel senso più nobile…».
Amando profondamente il lato più misterioso dei cani, le loro azioni spesso per noi inspiegabili, non ho potuto limitarmi a firmare la petizione. Ho voluto saperne di più. Sono riuscita a rintracciare Rosario Castelli, professore associato di Letteratura italiana al Dipartimento, che con grande cortesia e trasporto mi ha raccontato la storia di questo cane che, come mi ha informata e con sua stessa sorpresa, sta diventando famoso ben oltre i confini di Catania.
Melo arriva dal nulla quindici anni fa, un cucciolo che elegge come casa il cantiere per la ristrutturazione dell’edificio monastico, se ne prendono cura gli operai finché, una volta terminati i lavori, passa sotto la protezione di due sorelle che vivono nel quartiere Antico Corso, la zona centrale di Catania dove sorge il Monastero. Lo chiamano Carmelo, da cui Melo. Ma come succede spesso ai cani che non sono cresciuti in una casa vera, con un proprietario unico, Melo non riesce ad abbandonare il suo stato di randagio per diventare a tutti gli effetti un cane da appartamento. Le sorelle non cercano di reprimere il suo spirito libero a tutti i costi e così gli fanno una cuccia dentro una macchina dismessa: al riparo, al caldo, ma pur sempre vita di strada com’è nel carattere di Melo.
Che però non si dimentica del luogo da cui viene, e così eccolo partire alle 8 del mattino per andare all’ateneo e restarci fino all’orario di chiusura. Una specie di studente fuori corso perché ama troppo l’università per lasciarla. In questi anni Melo diventa il compagno di tutti, studenti, docenti, impiegati. Affettuoso e vanitoso («tutti gli facevano le foto e lui stava in posa»), portafortuna prima degli esami, presenza obbligatoria nelle foto del giorno di laurea. Insomma, Melo apparteneva all’intera università quanto essa apparteneva a lui.
Ed è qui, quando vite canine e umane si intrecciano indissolubilmente che entra il mistero. Non è quello di un semplice aneddoto, «un giorno si è messo in fila davanti a un ufficio insieme agli studenti», questo è qualcosa di spiegabile con il fatto che i cani amano talmente tanto gli uomini da condividere il loro quotidiano anche quando non ne avrebbero bisogno. Il mistero è quel qualcosa che ci comunicano e che per noi resta insondabile, per quanto i loro occhi cerchino di farci comprendere. Anche dopo millenni di convivenza loro ci sfuggono. E quindi non c’è niente di strano a immaginare un oltre dietro il muso. L’ha fatto l’ex preside prof. Giuseppe Giarrizzo quando ha ipotizzato che Melo, per la sua presenza e dedizione, fosse la reincarnazione di Santo Mazzarino, docente di Storia romana a cui è dedicata l’aula magna, l’avrà detto sorridendo ma l’ha detto. E lo stupore è tuttora vivo negli studenti che un giorno hanno visto un Melo diverso, che gli si è parato davanti abbaiando e bloccandoli all’uscita: Melo non li stava aggredendo, li ha salvati da un furgoncino che stava entrando a una velocità troppo elevata.
Melo se ne è andato qualche settimana fa. I suoi amici gli hanno pagato le cure ma purtroppo non si è potuto salvare.
Questo dolce “custode” dei benedettini riceverà una menzione speciale dal Premio internazionale fedeltà del cane di San Rocco di Camogli.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo avrà mille racconti da fare e mille immagini da mostrare. Melo è entrato nelle loro vite ed è per questo che in tanti stanno aderendo all’iniziativa del prof. Castelli di creare per lui un angolo all’interno del Dipartimento di Scienze umanistiche, «in cui la storia di quell’essere così amorevole possa ancora intrecciarsi con quella di chi transiterà». Per ora non si sa ancora se sarà una targa o una statua, come ce ne sono già tante nel mondo dedicate ai cani che hanno arricchito la vita di noi uomini, ma certamente la storia di Melo verrà narrata ancora per molto, molto tempo.