Dmax: tutto di nuovo sotto il sole

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Ho scoperto la tv Dmax (canale 52 del digitale terrestre) l’anno scorso. Penso che una delle prime trasmissioni che ho visto sia stata Top Gear, un programma della Bbc sulle auto. All’inizio mi fermavo a guardarla se passavo di lì per caso, poi invece c’è stata la fruizione conscia del programma: io alla tot ora, se potevo, andavo alla ricerca di Top Gear. Ma poiché a malapena distinguo una macchina da un’altra, questa fascinazione era inspiegabile. E quando qualcosa mi coglie di sorpresa, mi si risveglia il tarlo sezionatore. Essendo una produzione Uk, la prima risposta poteva essere semplicemente la mia incondizionata ammirazione per tutto ciò che proviene dal Regno Unito. Poi, certo, i confronti tra macchine, autobus, camper su pista o su strada messi in atto da questi tre personaggi esilaranti erano senz’altro avvincenti ma il tarlo sezionatore non sembrava ancora soddisfatto. Il lato tecnico c’è, perché vengono testati consumi, tenuta su strada, resistenza, comfort, estetica, quello che in fondo è una macchina: un oggetto che, dovendo portarti in giro, deve essere sicuro, affidabile e possibilmente bello. La macchina in Top Gear non assume alcun altro significato e può pertanto essere oggetto anche di battute feroci, di giudizi senza appello, automobili inglesi comprese. A questo punto mi si è accesa una lampadina, che puntava sul confronto con  l’unica trasmissione italiana di auto a cui ogni tanto ho assistito in maniera del tutto passiva (cioè quando è la lontananza del telecomando o altro fattore indipendente dalla tua volontà a decidere per te). La presenta una donna bionda la cui corporatura paurosamente vicino all’anoressia fa sì che la testa risulti sproporzionatamente grossa. Probabilmente si intende di motori quanto io mi intendo di falegnameria ma va bene lo stesso, perché tanto la sua funzione è di essere bionda e di introdurre filmati di una noia mortale. Le qualità delle auto vengono esaltate quasi a livello poetico, mentre i difetti appena accennati. “Quest’auto fa schifo” è una cosa che probabilmente si può permettere solo la Bbc. La mia lampadina mentale fa come le alogene: aumenta di luminosità un po’ per volta. Mi si ripresenta quel triste spettacolo del Motorshow di Bologna in cui ogni auto ha il complemento di signorine striscianti sulle carrozzerie. Lo trovo offensivo – attenzione – dal punto di vista di un uomo, che viene trattato come un soggetto a cui si può vendere anche un’auto con tre ruote, basta che gliela presenti con adeguato contorno. Le donne in Top Gear, quando ci sono, guidano.

topgearIl tarlo è quasi soddisfatto ma prosegue. Si ride molto in questa trasmissione: loro che la fanno, gli ospiti, chi la guarda eppure non è un programma raffazzonato. I servizi sono sempre ben fatti, c’è ritmo e la regia è ottima. Il tarlo tace. Top Gear è un programma di informazione che non ha paura di andare contro qualche inserzionista della Bbc, dove le persone sono persone e le macchine macchine. L’ironia british lo rende irresistibile ma questo è un buon programma sotto ogni punto di vista.

Arriva il periodo natalizio e tra l’oscuro messaggio pubblicitario del supermercato “scegliere il bene e non il male”… solo a Natale?!, svenevoli nonni e bambini palesemente stomacati dai panettoni, io mi rifugio nel terrificante Mille modi per morire, che mette in scena le morti più assurde. A volte macabro, spesso irrispettoso, il programma mi induce ad autoguardarmi con sospetto. Ma niente tarlo sezionatore, forse perché questa volta il confronto volge a nostro favore. Queste vittime di se stessi, che arrivano a tali livelli di stupidità che si tende a catalogare la dipartita come “selezione naturale”, sono perlopiù americani. E io non riesco a vedere un tale tasso di imbecillità negli italiani.
La mia attenzione viene calamitata dallo spot di Dmax che augura buone feste. Che diamine avrà questo stacchetto di tanto speciale? Trasmette gioia, semplice, quello che dovrebbero fare le feste, che tanto ormai di questo buonismo confinato nell’ultimo mese dell’anno dovremmo averne abbastanza.

La mia permanenza su Dmax è andata aumentando proporzionalmente all’insofferenza verso programmi che di solito erano i miei preferiti. Most shocking, Airport Security, Indagini ad alta quota sembrano irrompere con tutto il loro carico di inconsueto e diverso in quell’orario in cui uno bivacca davanti alla tv in attesa che sopraggiunga il sonno. Niente confronti stilistici o di contenuti dunque, ma solo un paragone tra il sonno che arriva per via naturale e quello indotto da programmi che sembrano ormai essere loro a bivaccare in tv. Paragone ovviamente confinato alla sfera dell’intrattenimento e informazione leggera.
Glob mi è sempre piaciuto perché parla di comunicazione ma l’ultima edizione, a parte gli interessantissimi interventi di Stefano Bartezzaghi, è decisamente fiacca. Come siano poi arrivati a pensare che possa suscitare un qualche divertimento l’imitazione di Giulia Innocenzi resta un mistero. Bellissime le ex brevi incursioni di Zoro in Parla con me, ma difficile reggere un’ora e passa su uguali contenuti come fa in Gazebo. Che tempo che fa sta fuori dall’ora del sonno dei giusti ma può tranquillamente rientrare nella categoria pisolo indotto. È stato un ottimo programma ma negli ultimi anni si è ritorto su se stesso, appesantito da una formula che ha lasciato indietro le parti più interessanti e privilegiato schemi che a lungo andare non hanno più nulla da dire.

Il problema sembra proprio essere questo, reiterare all’infinito identici modelli: di programmi, battute, persone. Non c’è voglia di sperimentare, di cercare una qualunque cosa che possa dirsi novità, anche a costo di sbagliare. Non so se Dmax arriverà mai ad essere un temibile concorrente ma per il momento è certamente un antidoto alla noia.

 

 

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