La potenza dei piccoletti

ponyrobbie

Questa foto è stata scattata nel giugno 1972 alle isole Shetland e mi è stata inviata qualche giorno fa. Alla prima occhiata ero già partita sulla rotta del viaggio dell’anno scorso. Poi l’ho guardata meglio, e ho pensato al legame così assoluto che hanno quelli che abitano queste isole con la loro terra. L’allora ragazzo della foto ha lavorato nella marina commerciale, ha girato il mondo ma ha deciso di tornare da dove tutto era iniziato. C’è anche un senso di immutabilità: stessi maglioni, stessa erica, stesso paesaggio senza una moltitudine di costruzioni. E poi il pony. Sulle prime ho solo considerato l’animale in sé. Francamente ne ho visti di più belli, quel pelo fa un po’ impressione. Shabby, è stata la parola calata dal grande Nord. Come avevo però immaginato, è una scapigliatura di giovinezza: il pony ha circa un anno e sta cambiando il pelo della nascita con un vello da adulto. E poi è arrivata la magna meditatio: non era il 1972 ma sarebbe stato solo qualche anno dopo. Mi regalarono il libro Il mare e i suoi animali. libroponyRimasi folgorata dal racconto e dall’illustrazione sui pony delle Shetland. Anche delle pulcinelle di mare, a dir la verità. Ho passato gli anni che sarebbero venuti, e sono stati veramente tanti, a sognare di andare alle Shetland. Ora passerò i prossimi anni a ripensare alle Shetland. A me gli animali piacciono tutti e se dovessi sceglierne uno esotico da eleggere tra i più belli e affascinanti direi la pantera, ma perché siano stati questi cavallini (o saranno stati anche i nordici mumin della Magia d’inverno che ho letto e riletto?) a spingermi verso la direzione del Nord, non lo so. Resta il fatto che questo pony approdato 41 anni dopo nel mio computer è strettamente legato a quello disegnato di quasi altrettanti anni fa. Potenza dei piccoletti, che con le loro gambette attraversano il tempo e i mari.
L’essere umano è Robert Leask, l’impavido autista della John Leask & Son, che con ogni tempo meteorologico guida il suo autobus sulla tratta Sumburgh Airport/Lerwick. Mi ha salvato più di una volta da furiosi temporali e raccattato in mezzo a brughiere dove l’unica testimonianza del passaggio umano era la palina dell’autobus e qualche casa sparsa.

Mentre progettavo il post, lo pensavo a navigare in qualche parte del mare del Nord, ammesso che fosse riuscito a recuperare i pezzi per l’impianto elettrico della barca che dovevano arrivare da Edimburgo… certo, per noi è più semplice andare dall’elettrauto all’angolo, ma quando sei uno sheltie non è che stai a guardare molto a queste cose. Invece mi arriva un’altra foto dei piccoletti.

(Dey’ll meet da folk at’s come sae far ta see dem.
Vagaland)

Lo shabby di sinistra è sempre quello sopra, quello che succhia dalla madre invece ha tra le 4 e le 6 settimane. Robbie mi informa che una particolarità di questi pony è che la lunghezza tra lo zoccolo e il ginocchio resta per tutta la vita uguale a quella che avevano alla nascita. Dall’alto della mia statura da Vittorio Emanuele III inizio a capire perché hanno popolato i miei sogni dall’infanzia in poi.
E chiudo con quest’altra foto, un folgorante esempio di manifestazione degli dei nordici.

tramonto

 

10 thoughts on “La potenza dei piccoletti

  1. Grande Elena! Hai conosciuto un Leask in persona! Mi hai fatto ricordare di quando io chiedevo dove fosse “esattamente” la fermata dell’autobus, e mi sentivo rispondere sorridendo: “Tu vedi l’autobus arrivare, alzi la mano e lui si ferma… non ti puoi sbagliare, non c’è altro e non c’è bisogno d’altro!”. E di come un giorno, su di uno di quegli stessi autobus, ad una virata particolarmente brusca(è bello come riescano ad imboccare tranquillamente ad ottanta all’ora degli sterrati che io avrei problemi a pensare di affrontare in auto a passo d’uomo) un ragazzo per poco non mi scaraventa sui piedi l’enorme, pesantissima motofalciatrice che si portava appresso… In questo tuo meraviglioso post hai saputo catturare e liberare una delle tante grandi magie delle Isole: l’incantesimo dei cavallini senza tempo, selvaggi ed addomesticati al tempo stesso, che, come giustamente scrivi, sembrano quasi essere nati proprio in quei libri di fiabe in cui invece sono stati gli isolani a farli entrare.

    • Embè, se lui doveva andare a falciare il prato, cosa poteva fare? 🙂
      Comunque sì, hanno una guida disinvolta. In quanto alle fermate, il mio grosso problema era capire da che parte aspettare il bus, visto che guidano dalla parte opposta e io ho già i miei problemi tra la destra e la sinistra.
      Penso che il cognome Leask sia come in Lombardia i Colombo, infatti lui non è parente dei Leask degli autobus, e credo di aver visto da qualche parte che fosse un clan. Magari glielo chiederò, per il momento mi sa che è ancora sulla rotta degli sgombri.

  2. Gran bel post e gran bel posto.
    Perdona l’assonanza.
    Carlo mi aveva segnalato il tuo post e diciamo che ha fatto proprio benissimo.
    La mia mente è proiettata alle Ebridi Esterne in questo momento ma le Shetland sono sempre in lista.

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