Viaggio tra la “Terra di mezzo” e il mare

È un viaggio che inizia per me in modo anomalo: con un autoinvito. Ma se Carlo e la sua famiglia non fossero persone così socievoli non avrei derogato alla mia solita riservatezza: per cui mi assumo la colpa di tanta sfacciataggine solo a metà. Carlo è Carlo Crescitelli/l’antiviaggiatore.
L’itinerario si forma con uno scambio di lunghe mail, che inizia con il mio saltare di palo in frasca, dovuto a un’evidente dissociazione geografica, riportato di volta in volta cortesemente su binari che corrono quantomeno paralleli da Carlo. E alla fine assume una sua logica. Un percorso ragionato, che però non manca di prevedere i fondamentali momenti “vuoti”, da riempire con l’incognita o con chiacchiere in relax.
Incominciato un po’ affannosamente con una corsa su per gli interminabili tapis roulant della Centrale di Milano, il viaggio ha da subito preso un’aurea di perfezione, non quella noiosetta di un cubo le cui facce non diventeranno mai sette o cinque, quanto piuttosto quella armonica di un quadro di Raffaello. E così il bagaglio del ritorno è decisamente più pesante di quello dell’andata: luoghi, persone, foto, sensazioni, conoscenza (senza contare gli omaggi mangerecci dei Crescitelli). Credo che ogni singola cosa di tanta abbondanza, comprese le consulenze linguistiche di Carlo, le magre figure della sottoscritta dovute ad alcune differenze di espressione e persino il fatto di aver sfiorato un incidente diplomatico, meritino il loro giusto risalto. Ma, soprattutto, penso che il racconto di questo tour possa tornare utile a chi deciderà di visitare mete che, pur non vedendo mai il turismo d’assalto, “nascondono” perle e smeraldi. E così sarà un post a sezioni, da usare come una scatola di Quality Street: abbuffarsi di tutto o spiluccare qua e là.

Il mio ospite e l’Irpinia che cresce 
Avellino, una città da scoprire
Procida, l’isola dei destini incrociati
La Reggia di Caserta
Napoli, catacombe, zolfo e diaboliche tv-dipendenze
Aeclanum
Ariano Irpino, Taurasi, Grottolella, Altavilla Irpina
Consigli pratici (Letture, Link)
Animali

Avellino, una città da scoprire

È una città che si apprezza man mano che ci si resta. Ad ogni giorno di permanenza scoprivo una sua buona qualità, e alla fine posso dire che Avellino è la città migliore in cui prendere base per un tour in questa zona, dall’Irpinia a Napoli e dintorni. Innanzitutto è molto più tranquilla di Napoli sotto tutti i punti di vista, si può pernottare e mangiare con un ottimo rapporto qualità/prezzo, in locali di vario tipo che offrono un menu sia montano che marinaro (anche le voglie culinarie stanno di mezzo, qui, ora un trancio di spada ora gli scialatielli ai funghi), l’aria è pulita, la città è molto ben collegata con Napoli (senza escludere anche la possibilità di Salerno): un pullman ogni mezz’ora fin oltre le 23. L’unico difetto è che i guidatori ritengono le strisce pedonali dei semplici decori dell’asfalto, ma una volta scesi dalle auto tornano ad essere persone gentili e disponibili.

Avellino nasconde un grande tesoro, che io ho avuto la fortuna di visitare solo tramite Carlo e grazie alla disponibilità di Giancarmine Festa ma di cui tutti dovrebbero godere. Purtroppo è una situazione che sarò costretta a rimarcare ancora nel corso del post per altri luoghi. È una dinamica oscura quella che fa sì che i nostri beni culturali vengano visti come un qualcosa che succhia soldi anziché per ciò che sono in realtà: la nostra miniera d’oro. Il tesoro è il Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino, che cela al suo interno altri due grandi gioielli: la cripta e gli scolatoi. Credo che le immagini esprimano più di tutte le parole che io possa trovare, ma voglio ringraziare di tutto cuore Giancarmine per avermi dato la possibilità di vedere tanta bellezza, per avermi anche fatto un po’ sentire Voyager suggerendomi di iniziare le riprese scendendo le scale, e per l’autentica passione che traspariva nel suo racconto di guida. Una stupefacente curiosità: si dà per scontato che l’interno del Duomo sia interamente realizzato in marmo, in realtà sono quasi tutti stucchi lavorati ad arte dai maestri irpini. «Toccate», ci ha detto Giancarmine. È un incredibile contrasto, ci si prepara al contatto freddo col marmo… e invece la nostra mano incontra un calore particolare.

Cripta del Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino, Avellino

Scolatoi, Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino, Avellino

Usciti con quella sensazione un po’ di intontimento che si prova al cospetto della storia, il nostro giro per Avellino si interrompe momentaneamente nella bottega dell’artista Giovanni Spiniello, persona di cortesia quasi antica, che mi invita nel suo spazio e mi parla, tra le altre cose, dell’Albero vagabondo, il cui valore va oltre quello artistico, essendo stato creato con l’intento di sensibilizzare sulla bellezza e il dovere di preservare la natura. Una delle sue opere avrò poi modo di vederla a Grottolella.
L’Avellino tour prosegue con il Museo del Risorgimento nel Carcere Borbonico, che ha al suo esterno anche diversi reperti archeologici. Il carcere è uno dei tanti esempi sparsi nella storia di come l’“ingegno” umano si sia spesso messo all’opera con l’obiettivo di ottenere la massima resa con il minimo sforzo per conseguire l’annientamento delle persone. È stato infatti costruito secondo il modello “panottico” del filosofo inglese Jeremy Bentham, una struttura che dal centro poteva controllare tutto l’edificio. Persino i bagni erano in comune e controllati da una garitta. Qui furono rinchiusi molti protagonisti del Risorgimento, all’epoca ovviamente ritenuti sovversivi: il modo migliore per far cambiare idea a un uomo è quello di annullarlo nella sua umanità. Voglio anche qui ringraziare Michele Mari per la sua disponibilità e, anche lui, per la sua passione.
Si prosegue con il Museo archeologico, un’altra chicca, con i suoi insoliti Xoanon lignei del VII a.C, provenienti dagli scavi del tempio della dea Mefite di Rocca San Felice.
Ho ripetuto la parola passione in relazione alle persone che ho incontrato e non è una svista. Giustamente lamentano la scarsa promozione delle attrattive storiche della loro città. Luoghi chiusi o con orari limitati, una deplorevole mancanza di investimenti, un’abulia dall’alto che, fortunatamente, non riesce minimamente a riverberarsi sul basso. Sono persone evidentemente competenti, che devono spesso mettere in atto l’iniziativa “privata” e quindi sì, la parola passione ci sta con elevazione alla potenza.
Di Avellino voglio ricordare anche il bel Murale della pace di Ettore De Conciliis e Rocco Falciano nella chiesa di San Francesco d’Assisi e consiglio la passeggiata del pedonale corso Vittorio Emanuele.