A Milano una serata dedicata a Ferruccio Amendola

amendolaForte del successo avuto in marzo con l’evento dedicato ad Alberto Sordi doppiatore, l’Associazione culturale cinematografica First National propone un nuovo viaggio nel mondo del doppiaggio. Con la produzione di Agis lombarda, Angelo Quagliotti, Lorenzo Bassi e Franco Longobardi presenteranno un altro dei loro interessantissimi film-documentari sulla figura di una delle più popolari voci del doppiaggio italiano. Centoventi citazioni cinematografiche e televisive per raccontare la carriera di Ferruccio Amendola, doppiatore, tra gli altri, di Robert De Niro, Sylvester Stallone e Dustin Hoffman. La sua voce ha inoltre contrassegnato il periodo dei “poliziotteschi” italiani, quasi un co-protagonista, anche se dietro le quinte, di Tomás Milián nelle interpretazioni di Nico Giraldi e Er Monnezza.  Non mancherà l’occasione di vederlo impegnato anche nel ruolo di attore.
L’evento/proiezione Ferruccio Amendola: il Padrino del cinema italiano si terrà lunedì 13 maggio 2013, alle ore 20.45, presso il cinema Plinius, viale Abruzzi 28, Milano. L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni: www.doppiocinema.net, [email protected]

 

Report di una magnifica serata

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Successo clamoroso per l’evento dell’11 marzo 2013 Alberto Sordi la voce del talento, organizzato nell’ambito della III Convention del Mondo dei Doppiatori di Antonio Genna.
L’intera sala sold out e parecchie persone in piedi, un gruppo di irriducibili che non hanno voluto perdersi i 75 minuti di Come un pisello nel baccello, realizzato con un montaggio certosino di pezzi rari, a volte rarissimi. E se il pubblico non è riuscito a trattenere espressioni di stupore per alcune sorprese inaspettate, come un Cary Grant che canta con la voce del nostro Albertone, non è stato da meno l’entusiasmo per le più note comiche di Stanlio e Ollio. Personaggi sempre irresistibili, che hanno fatto rimbombare il cinema di risate grosse e contagiose. Con un surplus di trasporto da parte di un signore nelle ultime file che si è esibito in un potente e gridato: “Stupìdo”. C’era una Milano ritrovata, quella che ama il cinema e la cultura, come ha sottolineato anche l’attore e doppiatore Raffaele Fallica durante il suo intervento.

Per scoprire il dietro le quinte e conoscere alcuni aspetti meno noti di Alberto Sordi, incontro gli autori del film Angelo Quagliotti, Lorenzo Bassi e Franco Longobardi.

Franco, puoi fare un breve resoconto della manifestazione?
«È stato un successo al di là di ogni più rosea previsione. Oltre 160 spettatori presenti, con molti altri, non prenotanti, che non abbiamo potuto accogliere per l’esaurimento dei posti a sedere. Il prestigio della struttura ospitante, il cinema Apollo, una delle storiche sale cinematografiche del centralissimo corso Vittorio Emanuele di Milano, e l’autorevole patrocinio dell’Agis Lombarda, hanno fornito un proscenio di assoluto rilievo al nostro film, ideato per una celebrazione fuori dal coro del decennale dalla scomparsa del grande attore».

Qual è stato il responso del pubblico alla scommessa della vostra proposta in omaggio al Sordi doppiatore e cantante?
ANGELO: «Il riscontro è stato entusiasmante. La sfida si presentava impegnativa e rischiosa. Abbiamo deciso di tralasciare i classici e comodi cliché del Sordi attore e regista, già ampiamente conosciuti dal pubblico e sui quali c’era ben poco da aggiungere. Per attuare questo ambizioso ed originale progetto abbiamo avviato un’approfondita ricerca storico-documentale che ci ha portato al recupero di tanti reperti filmati, da tempo dimenticati o smarriti, che hanno testimoniato la grandezza di Sordi anche con quei panni artistici».

Ma l’originalità della proposta si è fermata ai contenuti?
LORENZO: «No. Anche sulla confezione del film abbiamo deciso di percorrere scelte di forte personalizzazione. Abbiamo voluto evitare un’accademica e stantia elencazione di autonomi contributi filmati che rischiavano alla lunga di essere un po’ fini a se stessi. Abbiamo preferito puntare su un montaggio agile e serrato, sempre ovviamente condotti dal filo rosso della straordinaria voce di Sordi, ordinato secondo una vera e propria sceneggiatura di riferimento basata su di un ironico gioco di accostamenti suoni-immagini, con il gusto del paradosso e del grottesco».

Quali performance di Sordi avete mostrato al pubblico con Come un pisello nel baccello? E perché quel curioso titolo?
ANGELO: «Innanzitutto, il titolo è la citazione di una delle più felici battute de I figli del deserto, uno dei capolavori comici di Laurel e Hardy e vuole metaforicamente sottolineare come la prodigiosa voce di Sordi si trovi a proprio agio in qualsiasi dimensione artistica, esattamente come un pisello nel proprio guscio… ops, baccello. Il film è stato realizzato con inserti filmati tratti da più di 50 fonti, tra lungometraggi, comiche, interviste a Sordi e altri contributi ed è quindi impossibile nominarle tutte. Nel segnalarne alcune, mi piace citare lo stupefacente doppiaggio di Marcello Mastroianni, le avventure al leggio con Anna Magnani e Totò, il professionale doppiaggio di Ladri di biciclette, cult neorealista dal cast interamente formato da attori non professionisti, a riprova che con l’immagine si possono camuffare i limiti della recitazione, con la voce no. Poi le partecipazioni ai capolavori hollywoodiani come Casablanca, La vita è meravigliosa, Ombre malesi, Giungla d’asfalto, Gunga Din, Duello al sole, Fiume rosso; l’unico ruolo da doppiatore protagonista drammatico per Robert Mitchum, il curioso doppiaggio nel canto di Cary Grant, le preziose partecipazioni cinematografiche di Sordi come cantante nei primi anni di carriera e soprattutto il doppiaggio di Oliver Hardy in tante comiche ormai introvabili perché ridoppiate da tempo».

Avete conosciuto personalmente Alberto Sordi?
FRANCO: «Nel 1994 la First National, la nostra Associazione, fu incaricata di avviare contatti con istituti scolastici milanesi per attuare un progetto ideato personalmente da Sordi, con lo scopo di preparare i giovani alla lettura consapevole del messaggio cinematografico, attraverso varie iniziative culturali tra le quali la proiezione dell’ultimo film, a quell’epoca, di Sordi, Nestore l’ultima corsa. Per approntare le prime misure organizzative una delegazione della First National incontrò Sordi più volte. Furono l’occasione per noi, suoi grandi fan, di conoscere meglio e dal diretto protagonista i risvolti meno noti della sua straordinaria carriera. Stupito favorevolmente dalle nostre domande molto circostanziate, Sordi si prestò volentieri a rievocare il proprio passato d’artista. Le rivelazioni contenute nei quiz di “In … soliti ignoti”, pubblicate sul portale di Antonio Genna, il più cliccato in Italia sul mondo del doppiaggio, sono in parte il frutto di quegli esaltanti incontri. Il progetto con Sordi purtroppo non ebbe seguito per inconvenienti sorti fra gli sponsor e i produttori romani».

Sordi è arrivato al doppiaggio quando era già famoso come attore?
FRANCO: «Ti ringrazio della domanda perché posso chiarire un aspetto della sua carriera su cui c’è un po’ di confusione. Alcuni dicono che Alberto Sordi ha fatto il concorso per il doppiatore di Oliver Hardy nel 1936, altri dicono nel 1937. In realtà lo fece nel 1938. Fu lui stesso a confermarlo».

Da chi era stato indetto il concorso?
FRANCO: «Dalla Mgm. Dovevano trovare la nuova voce di Oliver Hardy».

Solo per Hardy/Ollio?
LORENZO: «Sì, perché per Stanlio era già stato scelto Mauro Zambuto, con il quale Sordi farà coppia fino al 1951. In precedenza c’era già stata un’altra coppia, tra il 1932 e il ’38: Carlo Cassola per Stanlio e Paolo Canali come Ollio. Cassola si stava già ritirando e Canali volevano sostituirlo perché non sapeva cantare. C’erano film in cui Oliver Hardy cantava e si voleva mantenere queste canzoni anche nel doppiaggio italiano. E allora si cercò una voce simile a quella di Paolo Canali, che in quegli anni doppiava anche Buster Keaton – questo lo sanno in pochi – ma che sapesse anche cantare. Sordi vinse il concorso soprattutto per le sue doti canore. Nel ’38 doppiò una prima comica e appena 18enne diventerà la voce di Ollio».

Iniziò quindi a doppiare da giovanissimo?
ANGELO: «Certo! Lui faceva credere di avere più di 20 anni, mentre ne aveva appena 18. Da bambino era una voce bianca, cantava nel coro della cappella Sistina. Raccontava con tanta soddisfazione che con questo coro fu chiamato in eventi importanti. Poi, verso gli 11-12 anni, improvvisamente gli si formò una voce da basso. Suo padre era un musicista, suonava il bassotuba e quindi da lui ha ereditato la passione per la musica. Cantava, gli piaceva esibirsi, per cui, faccia tosta, nel ’37 si presentò a Cinecittà, per fare la comparsa in Scipione l’Africano e in Il feroce Saladino. Il cinema esercitava un grande fascino su di lui. Gli piacevano Gary Cooper, i grandi eroi, non desiderava fare il comico. Poi gli capitò l’occasione di cantare per Oliver Hardy».

Mi pare che Stanlio ed Ollio in origine fossero doppiati da degli italo-americani. La Mgm volle quindi mantenere questo accento?
FRANCO: «No, questa è una leggenda. Nel 1930-31 si usava raramente il doppiaggio. Hal Roach girava in presa diretta. Di conseguenza Laurel e Hardy dovevano girare ripetutamente il film recitando in spagnolo, in francese, in tedesco eccetera. In italiano parlavano con un accento fortemente yankee. I film, con queste voci particolari, quando arrivavano in Italia risultavano involontariamente ridicoli.  Ma erano tutti così, non solo quelli con Stanlio e Ollio.  Ricordo un film del ’30 di Raoul Walsh con John Wayne al primo ruolo di protagonista, Il grande sentiero, in cui per la versione italiana fu scritturato un certo Franco Corsaro per il ruolo di protagonista».

Dunque, la carriera di Sordi inizia con Ollio.
FRANCO: «Sì. Vinto il concorso, ebbe modo subito di doppiare. Nel 1939 venne realizzato un collage di comiche, Le avventure di Stanlio e Ollio, naturalmente con la sua voce per Hardy. In una di queste comiche Ollio canta. Per accentuare l’italianità del prodotto si decise di fare una partitura tutta italiana. Si stravolse il testo e la melodia della canzone, tutto rifatto ex novo, tradendo totalmente l’originale, rispettando solo il labiale. Negli anni ’30 l’ideologia fascista voleva che tutto fosse tradotto in italiano. Si voleva inoltre favorire i compositori italiani. Ma Hal Roach non era affatto d’accordo nell’annullare le partiture originali, soprattutto quelle di Marvin Hatley, il suo compositore preferito e più importante,  quello che aveva creato “La canzone del cucu”, il biglietto da visita della coppia. La riscrittura musicale italiana avviene anche nel doppiaggio successivo, I diavoli volanti, il primo lungometraggio doppiato da Sordi. Qui si ha modo di gustare la famosa canzone Guardo gli asini che volano nel ciel, che nell’originale possiede una melodia totalmente diversa. Queste comiche e il lungometraggio furono addirittura bloccate. Nacque, come riferitoci anche dal maestro Virgilio Savona del Quartetto Cetra, la “famosa questione musicale”. Una disputa tra i sistemi distributivi americano ed italiano, per far valere, ciascuno, le proprie ragioni sui diritti d’autore e sui relativi introiti. Ci sarà una contrastata distribuzione italiana tra il ’39 e il ’40. Anche il film I diavoli volanti venne proposto nel 1940, poi ritirato, per ritornare nel ’41 per una serie di brevi proiezioni ma privato della canzone. Infine, riapparve completo nel ’42. Lo scoppio della guerra e l’interruzione dei rapporti commerciali fra i due Stati, consentirà ai compositori italiani di depositare le loro partiture in modo tale da tutelare i diritti d’autore senza ulteriori contenziosi. E tra l’altro queste partiture saranno utilizzate in molti film di Laurel e Hardy, fino alla metà degli anni ’50. I diavoli volanti e le comiche riappariranno nel dopoguerra, senza nessun problema».

Quando arriva il successo per Alberto Sordi?
ANGELO: «Nel ’53 con I vitelloni, ma già dal 1951 aveva intensificato i suoi impegni cinematografici. Infatti dal 1952 lascerà il doppiaggio».

Avete realizzato qualche restauro con il suo doppiaggio?
LORENZO: «Sì. Recentemente abbiamo restaurato due collage di comiche di Laurel e Hardy: Le avventure di Stanlio e Ollio e uno tra i più celebri fatti in Italia, Ronda di mezzanotte».